Bettie Ballhaus – L’epilogo

Con il presente articolo si chiude un’era per Containerd; iniziata nel 2012 sul compianto forum e riproposta immediatamente su GiocaGiue, la saga delle avventure di Bettie Ballhaus nel colorato e divertente mondo dei videogiochi continuò con due impressionanti articoli d’indagine che manco Cecilia D’anastasio per Kotaku!

Quello che nel 2012 nacque come articolo clickbait (una cosa tipo Nude Bettie Ballhaus) si trasformò in un serio approfondimento non appena scoprii dell’esistenza di un misterioso legame fra la modella e l’industria videoludica tutta! Il primo articolo, “Videogiochi che assomigliano a Bettie Ballhaus“, mi procurò una certa notorietà e per un anno dovetti dividermi fra interviste, meeting di discussione e interventi d’approfondimento. L’argomento mantenne un tono goliardico e a quei tempi l’industria non pensò di dover intervenire, pur avendomi schedato fra i sorvegliati speciali, come scoprii successivamente.

Solo con il seguito di quel memorabile articolo, “Nuovi e vecchi videogiochi che assomigliano a Bettie Ballhaus“, capii di aver scoperchiato il vaso di Pandora e iniziarono i problemi. Evidentemente il legame ormai svelato e la ricerca delle motivazioni dietro questa apparentemente inspiegabile congiunzione stava infastidendo i vertici delle grandi case. In quesi mesi diventai il Saviano delle poppe, parlando al pubblico delle mie scoperte, pur essendo costantemente minacciato. Questo avvenimento mi portò anche ad un incontro diretto con Bettie Ballhaus, la quale si mise a nudo confidandomi di non aver mai preso parte a tutto questo. Anche lei come me un’ignara pedina nelle mani del destino.

Ho dovuto aspettare mesi prima di poter proporre al grande pubblico l’epilogo, lasciare che l’attenzione dei media verso la vicenda scemasse, mentre a margine combattevo guerre legali per difendermi da denunce infondate. Il grande giorno è finalmente giunto ed oggi arriva a compimento l’indagine che verrà ricordata come quella che stabilì che i programmatori di videogiochi si fanno le seghine e tanto gli basta per trarre ispirazione per i loro prodotti! Ed ecco al via il nuovo, imperdibile…

 

Nude Bettie Ballhaus – Videogiochi che sempre di più assomigliano a Bettie Ballhaus!

 

Bettie Ballhaus vs Fight Night Round 3

Nude Bettie Ballhaus

Mia nonna soleva ripetutamente affermare “il mondo è bello perché Wario” (anche lei grande appassionata di videogiochi). Se trascuriamo la piccola imprecisione concettuale, essendo di fatti il mondo una merda, rimane vera la varietà dell’essere umano. Personalmente non acquisterei mai un videogioco sportivo, sono l’antitesi di ciò che cerco da questo strumento di svago. Non mi cago in TV le partite di Tennis, i match di Calcio o gli scontri di Basket, non avrei motivo per replicare simili zozzerie sulla mia Playstation. Di più, non faccio parte dell’orda di dementi che ogni anno si compra il nuovo FiFA, solo perché in copertina c’è l’idolo del momento.

Allora cosa spinse me e tanti altri come me a comprare Fight Night 3 nel 2006? Evoluzione tecnologica. A pochi mesi dal lancio dell’Xbox 360 eravamo tutti in hype da prestazione e la fisica dei combattimenti, la reazione dei corpi, l’illuminazione, la riproduzione del sudore… tutto faceva sognare. Col senno di poi si può dire che sbavavo per un videogiochi di nerboruti omaccioni sudati; come per la nascita dei più grandi villain probabilmente quel momento è la spiegazione del perché esiste Containerd oggi, strumento di virilizzazione che mi permette di placare la mia omosessualità latente.

A conti fatti il gioco non era che una mediocre rappresentazione di un mediocre sport che ha potuto vedere la luce solo perché un qualche programmatore si è fatto le pippette sui “guantoni” di Bettie Ballhaus e ha sentito successivamente l’impellente bisogno di rappresentare il tutto in poligoni, texture e sudore digitale. Tanto sudore digitale.

Voto alla posa Nude Bettie Ballhaus:

Voto Fight Night Round 3: 

 

Bettie Ballhaus vs Constructor

Nude Bettie Ballhaus

L’universo delle simulazioni urbanistiche come anche dei manageriali in generale ha sempre prodotto titoli con una peculiarità: indipendentemente dalla qualità del prodotto finale, deve esistere una serietà e un codice morale di fondo. In un mercato in mano ai Simqualcosa o Themequalcosa, venti anni fa vede la luce Constructor e cambia le carte in tavola. Anche in questo manageriale esistono criminalità, minacce, estorsioni, morti e omicidi… ma saranno strumenti offerti al giocatore per farsi strada verso la conquista della città e non più cose dalle quali difendersi! Se condite il tutto con una gustosa salsa “dark humor”, otterrete un prodotto ricordato negli annali. Non a caso è stato riproposto in un remake HD proprio negli ultimi mesi.

Constructor non ha mezzi termini, nemmeno in fatto di giocabilità; se per molti videogiochi la sessione tutorial è solo una ritrita rottura di coglioni, il gioco di System 3 rende quasi obbligatorio seguirlo per districarsi fra i complicati menù e poter così mettere a segno sabotaggi ai vostri inquilini molesti o morosi. Infatti non c’è come far esplodere una palazzina intera per lanciare un segnale a chi non vi vuole pagare l’affitto…

Constructor era un gioco fantastico allora come lo è ora nella sua versione HD, come fantastica è l’immagine di Bettie con le tette di fuori che si spaccia per capocantiere in quella che sembra essere la posa determinata di una che vuole ricostruire le torri gemelle solo con le sue forze.

Voto alla posa Nude Bettie Ballhaus:

Voto Constructor: 

 

Bettie Ballhaus vs Marvel’s Spider-Man

Questo non è solo un espediente per parlarvi del gioco più popolare del momento, nonché del capolavoro del 2018. La posa è inequivocabile, le similitudini ci sono tutte e nulla mi toglierà dalla testa che in Insomniac più di un programmatore ha dovuto far ricorso all’assicurazione medica aziendale per farsi curare il tunnel carpale dato dalle zaganelle dedicate a Bettie Ballhaus!

Di Marvel’s Spider-Man si è detto tutto e grazie alla sua modalità fotocamera si è anche visto di più. Si tratta effettivamente di un titolo di altissima qualità che fa solo sperare di poter vedere altri prodotti speculari che possano seguire il filone supereroi attualmente così in voga (traduco per maggior chiarezza: fate un cazzo di IronMan o Avenger coi controcoglioni come ‘sto gioco!!! E fatelo subito!). Purtroppo Marvel’s Spider-Man, dietro agli sfarzi e al successo, nasconde un dramma rappresentativo del nostro tempo, che definirò qui come sindrome da “quel figlio di puttana del mio collega di lavoro”.

In tanti vi sarete trovati in questa situazione: ore e ore di lavoro svolto per la vostra azienda, dedizione, impegno e straordinari. Poi arriva “quel figlio di puttana del collega di lavoro”, in genere un fancazzista senza particolari doti, a riscuotere tutti i meriti. Lui, l’inutile inetto, celebrato, voi nel totale animato.

Il dramma dietro a Spider-Man e ai sandbox dell’ultima generazione è proprio questo; per distinguersi devono essere giochi dalla realizzazione tecnica impressionante, con un’attenzione al dettaglio quasi maniacale. Se li ambienti in luoghi specifici e non fantastici, questi devono essere ricostruiti minuziosamente. Un lavoro incredibile per restituire la vitalità, la quotidianità e la profondità di una vera metropoli.

Poi arriva il primo coglione di turno, mettiamo caso il sottoscritto, scrive due righe in croce sul gioco per giustificare i capezzoli in bella vista di Bettie Ballhaus. Dico che il gioco è un capolavoro, l’ho pure platinato, imperdibile compratelo è veramente impressionante… pur avendo passato il 95% del tempo di gioco su dei MERDOSI TETTI!!! Tre textures ripetute e due effetti grafici particellari in croce, magari qualche piccione, ma dei cazzo di anonimi, insulsi, tetti di palazzo! Sotto di me la vita di migliaia di persone programmata e riproposta con dovizia da un gruppo di lavoratori Insomniac che ci avrà speso migliaia di ore per ottenere il risultato e io qui ad osannare il gioco celebrando un coglione che in una settimana ha programmato una manciata di “rooftop” e ha passato il resto del tempo a segarsi su Nude Bettie Ballhaus.

Ecco, sindrome da “quel figlio di puttana del mio collega di lavoro”.

Voto alla posa Nude Bettie Ballhaus:

Voto Marvel’s Spider-Man: 

 

Bettie Ballhaus vs Agony

Agony vi dice nulla? Piccoli lettori distratti, mi tocca solleticare la vostra memoria con questo esempio di grande giornalismo. Il gioco è ora disponibile, dopo un percorso travagliato che è comunque riuscito a portare molta attenzione nei suoi riguardi; infatti, fino a quando un titolo come Agony lo vedi in trailers studiati a tavolino o ne leggi in news che ne enfatizzano gli elementi interessanti (violenza, sesso, sangue e morbosità) di sicuro riesce a creare discussione, per bene o per male. L’estremismo ostentato fino ad oggi fa da contorno ad un gioco ben realizzato? La risposta purtroppo è negativa e l’agonia del titolo è anche quella che si sperimenta giocandolo.

A tratti frustrante, confusionario, lineare, Agony da il meglio di se… nei video che avete sicuramente già visto. Il resto è noia. Un vero peccato, in quanto riversavo in questa produzione le aspettative di chi sperava di parlarne come un nuovo esponente della maturità raggiunta dai videogiochi di oggi.

E Bettie? Vestita da diavoletta di Halloween fa la sua diabolica figura!

Voto alla posa Nude Bettie Ballhaus: 

Voto Agony: 

 

Bettie Ballhaus vs Viscera Cleanup Detail: Santa’s Rampage

Fra poco è Natale e tutti sapete cosa significa; corsa ai regali, acquisti dell’ultimo minuto, assalti a GameStop che, nel periodo dell’anno dove tutti sono più buoni, ci incula bonariamente a sangue con i suoi prezzi. Ma se tutto questo consumismo influisse sui reali protagonisti di questa festività? Gli elfi di Babbo Natale, anno dopo anno, sono sempre più subissati di richieste, sempre più stressati, sempre più presi di mira…

Sempre più dura per gli Elfi, o quello che resta di loro.

Santa’s Rampage propone lo scenario peggiore, quello dove la casa di Babbo Natale è stata assaltata da fanatici di regali che manco il Black Friday ‘murricano. Vostro compito, armati di secchi d’acqua e spazzoloni, ripulire il caos generato spostando cadaveri di Elfi da bruciare nel camino, facendo attenzione a non farli gocciolare troppo sangue sul parquet, per poi spazzar via frattaglie e globuli rossi rappresi, per ridare dignità alla magione del ciccione.

Un videogioco dove il nostro unico scopo è ripulire dopo un massacro, in più a sfondo Natalizio? Come si può definire? CAPOLAVORO!

Costa una miseria, ma se non avete spiccetti chiedetelo pure come regalo di Natale. O questo o Bettie Ballhaus vestita della festa, scegliete voi e Babbo Natale esaudirà i vostri desideri.

Voto alla posa Nude Bettie Ballhaus: 

Voto Agony: 

 

E con questo si conclude l’ePOPPEa di Bettie Ballhaus su Containerd. Decisione travagliata, la mia, perché tanto altro ci sarebbe da dire, ma continuate a seguire il blog. Ho il forte sospetto che presto arriveranno articoli della stessa caratura.

 

 

 

 

 


 

Harry Potter e la suzione dei fautori

Harry Potter ha segnato la prima decade del “nuovo millennio”, consegnando a giovani nerd un oggetto del desiderio inarrivabile da erigere a regina dell’internet solo qualche anno dopo e permettendo alla sua autrice di usare Bill Gates come schiavo sessuale a pagamento, se solo lo desiderasse.

Harry Potter

Emma Watson è oggi ambasciatrice e Dea della rete e tutto è iniziato così.

Come ogni “Gallina dalle Uova d’Oro” (astrazione tanto cara a Containerd), ha spremuto dai suoi fan ogni liquido vitale grazie a merchandising e prodotti digitali quasi sempre di dubbia qualità; in un momento di affievolimento di interesse con lo spin-off “Animali Fantastici e Dove trovarli”, che vedrà un seguito quest’anno, il brand è tornato in auge ed oggi, come nei primi del 2000, sembra che non si faccia altro che parlare di Harry Potter. Ma per quale motivo?

 Harry Potter e la Pronuncia Corretta di GIF

I film di Harry Potter emozionano e stupiscono per svariati motivi, ma una domanda che tutti noi fan ci facciamo da quando l’abbiamo visto la prima volta è “quando cazzo inventeranno una tecnologia in grado di replicare la Gazzetta del profeta?” (lo so che vi ho letto nella mente!). Oggi, grazie a LifePrint, la possibilità di stampare foto animate è realtà! Con buona pace di quei rincoglioniti che cercano tutorial su Google “come stampare le GIF animate”.

LifePrint descrive così la sua stampante di Harry Potter:

  • Foto che prendono vita magicamente nelle tue mani – Stampa video dal tuo telefono e rendi animata la foto che stampi! Grazie alla App gratuita puoi trasformare una semplice foto di te che posi in piedi di fronte alla fotocamera in un video di te che lo esci per impressionare le ragazze!
  • Condividi le foto con gli altri membri della tua Casa – Non sei un vero nerdazzo se non hai una preferenza per una delle quattro case di Hogwarts. Una volta installata la app potrai scegliere a che casa affiliarti, senza rotture di palle di cappelli parlanti, condividendo con tutti gli affiliati le tue foto e scaricando quelle degli altri. Immagina l’immenso potenziale a sfondo sessuale di tutta ‘sta storia!
  • Adesivi del mondo magico e kit per il ritocco completo – Non è un vero oggetto narcisistico da collezione se non ti permette editing o inserimento di puttanate grafiche tipo orecchie di cane e cuoricini. Ovviamente anche con la stampante di Harry Potter lo puoi fare, ci mancherebbe… Il tuo Instagram te ne sarà per sempre riconoscente.
  • Foto con adesivo 2×3 – La stampante non è magica solo perché anima le tue foto, lo è anche per il fatto che stampa senza inchiostro. Ogni foto stampata è anche un adesivo da utilizzare per “bombardare” la città come nei ’90 i peggio rappers.

“Solo” 170 euro per questo gioiello della tecnologia. Ma non si può dare un prezzo al fanatismo, vero?

Harry Potter e i Fratelli Trafugati

Fratelli = Warner Bros. e Trafugati = Leaked ovvero Fratelli Trafugati = video leaked del nuovo gioco di Harry Potter! L’avete capita? Fratelli Trafugati! Capito no? Perché hanno rubato ai Fratelli Warner un video! Cioè, è un titolo geniale! Non so se lo avete capito… Trafugati è come dire leaked in inglese,più o meno. L’avete capita?

Potrei andare avanti per qualche pagina manco fossi BoJack Horseman, ma il nuovo videogioco di Harry Potter suscita decisamente più interesse della mia seppur memorabile battuta. Purtroppo alla Warner sembrano essere tutti corsi a riparo che manco ai tempi delle foto leaked di Diletta Leotta, quindi non riesco a proporvi un video completo del gioco.

Harry Potter

Potrebbe anche fare un cosplay sexy di Luna Lovegood…

Fatta la legge, trovato l’inganno (e trovate pure tette e culo di Diletta Leotta), vedrò di proporvi qualche stralcio del video di gioco in formato GIF, giusto per rimanere in tema. Guardatevelo con in sottofondo la colonna sonora del film e il gioco è fatto!

Questo nuovo Harry Potter pare essere un gioco di ruolo Open World e se così fosse ovviamente permetterà l’esplorazione dei luoghi più noti della saga.

L’editor dei personaggi offrirà un’ampia gamma di scelte. Il vostro maghetto potrà frequentare le classi di arti magiche e farsi bocciare perché avrà passato tutto l’anno scolastico nel tentativo di sbirciare le mutandine di qualche compagna.

Come rappresentante degli RPG in terza persona offrirà le canoniche missioni a scelta multipla e esplorazione di dungeons. Insomma Skyrim coi maghetti.

Scontri Gangbang, Fatalities e distruzione. Videogioco fedele all’opera originale, a quanto pare…

E con questa mi sono fottuto tutto lo spazio hosting del blog, ma più o meno vi ho mostrato le parti salienti di quello che sembra essere un capolavoro annunciato.

Se non siete soddisfatti del lavoro e volete vedere il video completo, lo potete scaricare da qui. A parte quanto trafugato, esistono poche informazioni in merito a questo nuovo prodotto; non si conoscono gli sviluppatori, seppure gli Avalanche Studios di proprietà Warner potrebbero essere i più quotati. Ovviamente nessuna data d’uscita, ma di certo non prima di fine 2019. Il resto, come si suol dire, è noia. E la noia è combattuta solo a suon di interessanti, prorompenti, ipnotizzanti… poppe!!! Quindi al via una bella carrellata di cosplay a tema Harry Potter per chiudere in bellezza l’articolo!

Maruwins – Hermione Granger Cosplay

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Vera Bambi – World of Harry Potter Cosplay

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Meanwhile in Epic Games headquarter …

Epic Games può solo che insegnarci come stare al mondo. Fortnite vive, che ci piaccia o no, e continua a crescere e mietere “vittime”. Il fatto importante è che, sulla carta, Fortnite dovrebbe piacere a chiunque. Chiunque si reputi amante dei videogiochi, chiunque sia nell’ambiente da anni per passione, per motivi lavorativi, per gestire un blog sconsiderato come Containerd… a chiunque. Non per il gioco in se, come tutti i titoli ha pregi e difetti, può tranquillamente starvi sul cazzo l’utenza media, il genere, la realizzazione, la monotonia a lungo termine. Epic Games con Fortnite non ha realizzato un videogioco, ha generato un nuovo modello di business, ha minato il sistema. E’ addirittura riuscita nell’intento utopistico di stemperare l’odio, portando il cross play in ambito console e unendo gli utenti PS4, Xbox, Switch!

Epic Games

Possiamo dire addio al becero bullismo!

L’aspetto che dovrebbe unire tutti nell’apprezzamento di questo gioco, nonostante l’opinione soggettiva che se ne può avere, è che i risultati impressionanti ottenuti da Epic Games con Fortnite arrivano da un titolo completo e perfettamente fruibile in maniera del tutto gratuita. Vuoi sapere cos’è Fortnite, come funziona, perché se ne parla tanto? Accendi uno qualsiasi dei tuoi device (tanto ad oggi è presente OVUNQUE) e scaricalo. Giocaci quanto vuoi e appassionati alle meccaniche. Tanto è tutto gratis. Capace che ti va a noia in poco tempo, ma potrebbe anche prenderti. Se ti prende capace che ci spendi anche qualche soldino, ma in un moto differente dai pay-to-win dei classici “freemium” games:

Esisterà mai un argomento al mondo che non preveda una citazione a South Park?

Il concetto fino a qui espresso meriterebbe trattati, tesi, approfondimenti e di sicuro ne esistono a migliaia, sparsi per la rete. Realizzati da insider, esperti del settore, finti educatori degni di una cattedra al Vigamus e altra gentaglia. Sicuramente non mi metterò io ora a esporvi la mia, se volete mi offrite una birra al Bube’s Pub di Roveredo e ne parliamo a quattr’occhi in maniera informale. Quello che invece è interessante è sentire la campana di un outsider del mondo dei videogiochi, ma sicuro esperto di tecnologia e comunicazione. Marco Montemagno rappresenta perfettamente la categoria e la sua “teoria” su Fortnite merita un breve ascolto:

Riassumendo, che concetti di vita fondamentali possiamo imparare da Epic Games? Oggi da loro impariamo che NEGARE L’EVIDENZA è di fondamentale importanza quando si viene accusati di molestie sessuali o attività speculari che interessino l’apparato mammario!

EPIC GAMES E LO SCANDALO DELLE DONNE VACCHE

La sesta stagione di Fortnite è arrivata e con se le classiche migliorie, aggiunte e attrazioni per permettere ai più abbienti di investire i loro risparmi. Sebbene molti reputino l’introduzione degli “animali fantastici” e le modifiche alla mappa la parte importante del nuovo aggiornamento, quella che ha fatto più scalpore è la reazione “jubilee” del nuovo personaggio Cowgirl. Viene infatti per la prima volta introdotta la fisica del seno, in questa occasione. Il primo a segnalare la cosa è stato FaZe Agony (streamer credo facente parte dello stesso clan di quel genio di Censor).

Di certo terrorizzati da tutta ‘sta storia della sessualizzazione che ha di colpo travolto il settore, Epic Games si è subito affrettata a rilasciare un’importante dichiarazione, senza peraltro che ci fosse per il momento apparente motivo per farlo, visto che femministe e puritani sembravano impegnati a far altro:

“This is unintended, embarrassing, and it was careless for us to let this ship. We are working now to fix this as soon as possible.”

Ora, se un minimo di conoscenza ho di programmazione, mi arriva dalle dichiarazioni dei creatori di Soul Calibur e Dead or Alive che hanno sempre sostenuto quanto complesso e articolato fosse ricreare la fisica di una tetta ballonzolante. Anche che vuoi farlo male, in modo velato e solo per un elemento marginale del gioco, come nel caso della Cowgirl di Fortnite, un minimo di lavoro mirato glielo devi dedicare. Dichiarare che sia stata una svista non voluta suona come la giustificazione del pervertito che in metropolitana te lo appoggia con la scusa della folla.

Brava quindi Epic Games che sposta più in alto l’asticella della demonizzazione con questa dichiarazione non richiesta e ci insegna uno splendido trucco da applicare in tutte quelle situazioni ambigue che lo richiederanno. Voi negate sempre e sostenete fosse una situazione imbarazzante e non voluta, anche se vi dovessero beccare in flagranza  di reato con le mani ben ancorate sulle chiappe di una vostra collega.

Fortunatamente una cosa non smetterà mai di rimbalzare e di sicuro non rischia la censura, il seno prosperoso delle cosplayer! Giusto quindi celebrare un pezzo su Fortnite con un bel cosplay a riguardo:

Fortnite Rose Team Leader by Adeline Frost

 ADELINE FROST ONLINE

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Ryan Gosling e l’istigazione a delinquere

Ryan Gosling è la controparte di, per dire, Charlize Theron per l’universo femminile. Quello che le fa bagnare tutte indistintamente, di cui tutte parlano e che è in grado di farti sentire estremamente inadeguato. Vorresti quindi boicottarlo, screditarlo e parlarne male, poi ti ritrovi pervaso dalla frustrazione nel vederlo recitare ed apprezzarlo praticamente per qualsiasi cosa faccia. Una sensazione tipo quando sei a dieta e hai un barattolo di Nutella in casa (e tutti sappiamo come questa metafora va a finire, fra lacrime, violenza, sangue e merda).

Ryan Gosling

Sapevate che Charlize aveva messo la “faccia” nel memorabile spot Martini del 1993? “The More You Know”

Come se non bastasse il senso di disagio che mi provoca apprezzare il suo lavoro ed essere ogni minuto sempre più consapevole che nessuna mai mi guarderà sognante come fa di fronte allo schermo quando c’è lui, Ryan sembra avere un conto aperto personale nei miei confronti. Infatti mi da ai nervi non tanto per quanto appena descritto (anche se…), ma per le mille interazioni avute con Emma Stone in La La Land. EMMA STONE! Ah Ryan Gosling, dillo che lo fai apposta! Sai che è la mia preferita di sempre e hai voluto farmela vedere inarrivabile più di quanto già non fosse! E a sfregio il film mi è pure piaciuto di brutto e ci ho pianto! Figlio di puttana…

Dio Mio Emma Stone…E guardatevi The Help, che merita.

Ma Ryan è sempre stato figo in culo? Oppure c’è stato un momento in cui, se vuoi forzatamente e per necessità di ruolo, è stato lo sfigato della porta accanto nel quale potevo magari anche impersonificarmi? Quando Gosling è stato uno di noi?

Ryan Gosling – Lars e una Ragazza Tutta Sua

Sovrappeso, stilisticamente inguardabile, anonimo; il Gosling di 11 anni fa interpretava Lars ed entrava a pieno diritto e senza saperlo a far parte della sfera Cult per noi nerd. Precorrendo i tempi, anticipando insieme a regista e produttore, quella che di lì a qualche anno sarebbe diventata normalità. Una magistrale interpretazione di un disagio mentale e sociale, quello dell’incapacità di gestire i rapporti interpersonali, narrata all’interno dei confini di una piccola cittadina Americana. Il colpo di genio, l’utilizzo di una RealDoll come coprotagonista, strumento di cura per uscire da quel disagio.

Un film indipendente, di nicchia, che arriva in sordina e ottiene i giusti meriti nei festival. Che parla di integrazione per mezzo di una bambola, accettata come cittadina del paese in cui si svolge la storia, dove gli abitanti si uniscono per non smontare il costrutto mentale di Lars e aiutarlo a uscire dal suo mondo immaginario. Salvo poi ritrovarcisi immersi a viverlo come fosse normalità. Una storia che proponeva in commedia concetti poi visti in maniera più seria e moderna in Black Mirror, un film che nel 2007 riusciva ad appassionare i pochi che gli diedero credito con un concetto per quei tempi assurdo, ovvero ordinare l’amore via internet ed ottenerlo nella sua forma fisica e tangibile. In questo caso, senza pulsioni sessuali (almeno, non mostrate a schermo).

Anche se queste poche righe mi varrebbero una sega a due mani fatta da Gianni Canova, non sono qui oggi a fare il Cinemaniaco di ‘sta fava. Piuttosto ad accusare apertamente e pubblicamente Ryan Gosling di istigazione a delinquere! Che se non era per lui e lo sdoganamento delle donne di silicone ordinate online, oggi non avremmo raggiunto certi livelli….

Sigilli al LumiDolls di Torino

Del concetto LumiDolls vi ho già parlato; in un mondo che sembra non essere undici anni distante da “Lars e una Ragazza tutta sua” ma decisamente più avanti, i bordelli optano per il sesso gommato, decisamente meno problematico che quello carnale operato da donne con ritmi, necessità e richieste nettamente più impegnativi che quelli di una bambola di silicone.

Purtroppo applicare un concetto tanto moderno nel paese culturalmente più arretrato del globo, porta inevitabilmente qualche disguido:

Sequestro delle bambole, contestazione di attività abusiva di affittacamere con denuncia per omessa comunicazione, in forma telematica all’Autorità di Pubblica Sicurezza, dei nominativi dei clienti frequentatori del locale, oltre alla violazione amministrativa per la mancanza di etichette con indicazioni sui materiali.

Questo il risultato dei controlli effettuati questo pomeriggio dagli agenti di Polizia Municipale (del Reparto Polizia Commerciale e del Comando ex Circoscrizione 9 Nizza) in un locale a piano terreno, all’interno di un cortile privato in via Onorato Vigliani, che pubblicizzava attraverso internet la possibilità di incontri con bambole realistiche e disponibili per incontri hot.

Inoltre, nel corso dei controlli effettuati dalla Municipale insieme a tecnici dell’Asl Torino, è stata verificato un livello insufficiente del sistema di igienizzazione delle bambole che, come detto, sono state poste sotto sequestro amministrativo cautelare. (mge)

Questo il comunicato stampa della Città di Torino, arrivato dopo la disposizione dei sigilli operata dalla polizia comunale il 12 settembre.

Che ne sarà ora delle povere ragazze? Avranno celle a loro dedicato o rischieranno le classiche sevizie da galera?

La società precisa che il fermo è dovuto a cavilli burocratici e confida di ritornare ad operare in brevissimo tempo, evidentemente non conscia e consapevole che in Italia queste cose NON SI FANNO E BASTA!!!

Sono apparse sulle testate online dei principali quotidiani nazionali alcune notizie relative alla sede di Torino del network LumiDolls del tutto fantasiose e prive di fondamento che ci costringono a chiedere l’immediata rettifica di quanto divulgato. Preme sottolineare che tali notizie sono state pubblicate nel corso degli accertamenti disposti dalla Polizia Municipale e dall’ASL Torino 1 e, pertanto, prima che fosse accertato l’esito di tali operazioni, ciò che già conferma l’infondatezza delle relative comunicazioni. Ciò premesso, al termine delle indagini l’ASL Torino 1 ha potuto rilevare esclusivamente la carenza in sede di alcuni documenti (quali la certificazione dell’impianto di areazione e del Documento di Valutazione del Rischio – DUVRI – avente data certa) e che alcuni documenti necessari per l’esercizio dell’attività, regolarmente reperiti presso la sede, sono redatti in lingua spagnola e non anche in lingua italiana, disponendo l’invito a sospendere l’attività fino a regolarizzazione di tali formalità.Inoltre, la Polizia Municipale ha rilevato la carenza presso la sede della copia della cosiddetta S.C.I.A. (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), levando un relativo verbale. Ovviamente si provvederà a breve alle dovute contestazioni dei suddetti rilievi, presso le sedi competenti.
Da quanto esposto emerge chiaramente che non è stato rilevata la sussistenza di alcun reato, né, tanto meno, la sussistenza di illeciti che possano impedire lo svolgimento regolare dell’attività che, pertanto, reputiamo potrà riprendere nei prossimi giorni

Questa la loro sognante dichiarazione. Torno a ripetere, trasferitevi qui in Svizzera che tutti ‘sti cazzi non li passate!

Lo sguardo impietrito della ragazza poco prima dell’arresto fa riflettere sui metodi operati dalla Polizia.

Quello che è straordinario e inaspettato da noi (la chiusura forzata di questa attività , ma più di questo la sua esistenza) è quotidianità in altre zone del mondo, tanto da non necessitare nemmeno di luoghi come case chiuse per essere svolti, basta un distributore automatico:

Cina – Beccato ladro di bambole gonfiabili

Non riesco ancora bene ad inquadrare l’aspetto più assurdo della situazione, se il fatto che esistano distributori automatici per questo genere di cose, se l’assurdo risieda nella pulsione irrefrenabile di trombarsi una donna gonfiabile… o se l’assurdità sia che ancora non esistono questi distributori dalle mie parti!!! (immagino sia più preso male per quest’ultima cosa).

Ad ogni modo, il nostro amico dagli occhi a mandorla e l’incontenibile erezione è stato colto sul fatto, mentre sfondava a martellate la vetrina del distributore, pronto a “sfondare” il suo nuovo acquisto non pagato a colpi di bacchettina gialla.

I proprietari hanno dichiarato di essere stati obbligati ad installare il sistema di video sorveglianza dopo il terzo furto subito nel giro di pochissimo tempo. Il nostro amico non era quindi il primo ad aver fatto la pensata del secolo, purtroppo sarà il primo ad essere “gonfiato” dalla polizia che lo ha beccato col pistolino nella refurtiva.

 

 

 

 

 


 

Genital Jousting

Ricordate Devolver Digital? Di certo per Serious Sam, Hotline Miami e Shadow Warrior ma ora mi piacerebbe solleticare la vostra memoria a breve termine e riportarvi all’E3 2018 e alla loro “conferenza”. Volgarità, violenza e scene splatter ostentate per perculare la concorrenza, senza peraltro mostrare nessuna nuova produzione ludica concreta. Nel mercato odierno, dove anche avere la scopa nel culo sembra essere eccessivo e i publisher si mostrano dannatamente attenti a non commettere passi falsi, provocazioni come quelle di Devoler Digital sono la satira che ci permette di tenere gli occhi aperti. Nella speranza che non ci sborrino dentro con uno dei loro giochi…

Genital Jousting

Se pensate che non potrebbero mai farlo, non avete capito di chi stiamo parlando…

Negli anni in cui leggevo Game Power e formavo la mia personale idea su come l’argomento videogioco si sarebbe potuto affrontare, apprezzavo il loro stile e seguivo i loro suggerimenti, quando possibile. Purtroppo era anche un periodo di vacche anoressiche quindi molti oggetti “da articolo” rimasero pure chimere, come nel caso del PC Engine; appena uscito dagli ’80 con ancora gli occhi strabordanti animazione giapponese, ogni recensione di titoli per la console NEC mi suscitava un giappanilismo incontrollato.

Il contrario del concetto di “vacche anoressiche”, in questo cosplay che trasuda giappanilismo

E cosa è rimasto degli anni di gheimpaua? Gli approfondimenti su PC Kid e la curiosità di scoprire quanto avrebbe potuto spaccare il culo a Super Mario? Il desiderio di immergersi nel mondo di Ys e capire se veramente Final Fantasy fosse tutto ‘sto capolavoro? Il prurito di giocare ad un bomberman con donne quasi nude?

Diciamo che sulle donne quasi nude di Bomberman la memoria mi ingannava un po’…

Sicuramente rimane tutto questo, ma il ricordo più vivido è legato ad un articolo dedicato ad un gioco che, per la prima volta, mi fece pensare “ah, vedi te ‘sti cazzo di giapponesi”, Nella fattispecie l’approfondimento su Toilet Kid, sparatutto a scorrimento verticale di sparare alle cacche a bordo di un sanitario volante. Una recensione divertente e professionale dedicata ad un titolo nettamente borderline. Una folgorazione che portò all’apertura mentale verso un mercato che da lì in avanti mi avrebbe regalato infinite emozioni.

I concetti del gioco ben esposti nel suo manuale d’istruzioni

Provando a fare il punto della situazione si può dire che gli anni passati a videogiocare mi hanno portato a sperimentare di tutto, godendo dell’eterogeneità dei mercati e vivendo in prima persona il passaggio di testimone delle produzioni TriplaA da oriente ad occidente. Oggi le distinzioni si fanno sempre meno marcate, grazie alla sperimentazione degli studi indie, ad un’utenza più matura e una richiesta di mercato in parte più perversa. Come abbiamo visto in questo articolo alcuni tabù sono ancora da superare ma non è più così raro scovare bizzarrie provenienti da occidente. Ed ora parliamo di…

Genital Jousting

Genital Jousting is an online and local multiplayer party game about flaccid penises and wiggly anuses for up to eight players at once. Players control a detached penis complete with testicles and an anus. Multiple game modes provide a stimulating orgy of objectives: penetrate and be penetrated as fast as possible or compete in absurd, silly and sexually suggestive games and challenges.

Questa la descrizione che lo sviluppatore Free Lives fa del suo Genital Jousting e sinceramente c’è poco altro da dire. Il gioco vi mette alla guida di un flaccido pene dotato di grossi attributi fra i quali fa bella mostra di se un buco del culo ottimamente realizzato. Nascendo come party game ed avendo questo genere di giochi l’obiettivo di far divertire gente ubriaca che vuole passare una serata spensierata, direi che già dalle premesse ottiene metà del risultato.

Se all’idea fuori di testa affianchiamo una proposta di minigames “à la WarioWare” (e passatemi l’accostamento un po’ forzato) e la possibilità di giocare ad incularella fino ad 8 giocatori, il delirio è garantito. Wrestling fra cazzi, gara a chi ce l’ha più lungo, gara di supposte, sfida a chi mangia più hot dog (e l’orifizio di entrata è uno solo, quindi spazio all’immaginazione), corsa alla conquista dello spazio a suon di peti che neanche quell’annusascorregge di Elon Musk…

Maledetto annusascorregge!

Alle solide basi di un party game ben riuscito si affianca anche una modalità storia dalle tematiche complesse, alleggerite dal fatto che… per viverla dovrete impersonare un cazzo alle prese con tanti altri cazzi. L’eterna ricerca dell’amore, la vita come continuo banco di prova, la vergogna di andare ai ritrovi delle superiori e dover dire che scrivi per Containerd. In Gential Jousting c’è tutto questo, come anche una degna rappresentazione digitale di te stesso, un cazzone in cerca d’amore!

Di questo gioco si parla da un po’ ma io l’ho scoperto grazie alla recente “liberalizzazione” di Steam; lo consiglio spassionatamente anche se raggiunge il suo apice in poche ore di gioco, per poi scemare, perché va premiato il non-sense mirato e ragionato che il gioco spruzza copioso. Fino a quando non farà più scalpore, fino a quando questa sarà normalità al fianco di titoli come Destiny, Spider Man o CoD. Fino a quando non esisterà una sezione Steam “giochi di cazzi mosci”.

 

 

 

 


 

Il sacrosanto diritto alla perversione

Viviamo un anno di ricorrenze; Space Invaders compie quarant’anni, ma risalire agli albori sarebbe fin troppo semplice e non renderebbe pienamente l’idea dello scorrere del tempo. Ciò che mi fa sentire più vecchio e decisamente più legato a quello che non è più ufficialmente un “nuovo medium” è pensare che Braid compia dieci anni nel 2018 o che Turok 2 e Metal Gear Solid ne portino sulle spalle venti, quest’anno.

Ve la ricordate l’intro del primo Metal Gear?

Ecco come sarebbe oggi sotto Unreal Engine 4, tutto fanmade

Ricorrenze. Ottime occasioni per festeggiare, rimembrare che manco le bacche di South Park, rifugiarsi in un passato acerbo ma emozionante. Finita la ricorrenza, salutati gli ospiti e rassettata casa, tocca fare i conti con se stessi, con quello che ci ha lasciato un altro anno trascorso. La certezza che i videogiochi siano da sempre parte integrante della nostra vita, per dirne una (certo non per tutti, ma se state perdendo tempo a leggere queste due righe capirete). Il pensiero che molti dei nostri migliori ricordi siano legati a giornate passate in compagnia di amici e qualche titolo multiplayer, oppure al fianco della compagna di una vita ad emozionarsi giocando a qualche titolo poetico o sperimentale. Oppure ancora in una solitaria esplorazione di mondi digitali, ottimi rifugi dalla noiosa quotidianità.

Siamo cresciuti e maturati, come i nostri genitori prima di noi. Loro in compagnia di Pippo Baudo, Mike Bongiorno e Corrado, noi affiancati da drogatissime sfere gialle mangia-pasticche, altrettanto drogati idraulici circondati da funghi che permettono di vedere draghi verdi, impizzatissimi porcospini che dopo una botta di polvere di stelle corrono come non ci fosse un domani. Anni ne sono passati tanti e il nostro passatempo è maturato con noi, trasformandosi da attività di nicchia praticata da pochi, denigrata e demonizzata dai più a… fiorente mercato in grado di fornire copioso materiale per un blog come Containerd! Ma a che prezzo?

ECCO COME LE ZOZZERIE MI HANNO ROVINANTO L’ESPERIENZA DI GIOCO IN DARK SOULS

SNK: HEROINES E’ UN GIOCO PER PERVERTITI

IVY DI SOUL CALIBUR NON MI RAPPRESENTA

RIOT GAMES (e qui ci potete veramente mettere di tutto)

 

Questi alcuni titoli di articoli, stralci di recensioni o news riguardanti l’industria dei videogames. Tradotti male, parafrasati, riassunti, ma riportanti un unico grande concetto; stiamo rasentando la follia!

 

PERVERSIONE DELLE ANIME OSCURE

Perversione

L’incontro con Gwynevere è uno dei momenti ludici più emozionanti di sempre!

Nonostante nella serie Dark Souls ci si debba confrontare con le poppe più grandi e maestose mai viste, il problema che Ario Elami sviscera sulle pagine di Kotaku è un altro; questo giovane, casto e puro ragazzo lamenta la presenza di “graffiti” volgari!

Certo, il gioco permette una limitata scelta di espressioni da lasciare sparse per il mondo ed è quindi richiesta una certa immaginazione per interpretarle come volgarità a sfondo sessuale. Certo il sistema di messaggi è più un riempitivo che un elemento di gioco preponderante, essendo peraltro attivo solo se ci si connette. Certo,dopo aver letto i primi due messaggi, convinti di trovare indicazioni utili su come proseguire, e avendone percepito la totale futilità, non te li caghi più per le successive migliaia di volte che morirai e ricomincerai nell’intento di finire il gioco. Ma Ario Elami ci è andato sotto ed è rimasto pesantemente turbato, è quindi giusto che ci faccia sapere come secondo lui delle scritte preimpostate equivalgano a dei cazzi disegnati su un treno e come i PNG femminili debbano potersi difendere dai soprusi anche fisici dei giocatori, piuttosto che subire. PNG. Personaggi Non Giocanti. Reagire. Ario, sarei tentato di mandarti affanculo, ma non vorrei che la cosa ti causasse scompensi….

 

PERVERSIONE SHIN NIHON KIKAKU

NADYASONIKA ONLINE

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Va sempre così! Non fai in tempo ad esaltarti per una buona notizia, tipo l’annuncio della femminilizzazione di Terry Bogard in occasione dell’uscita di SNK: Heroines, che arriva qualcuno a rovinare la festa. Ci pensa Geoffrey Tim nella sua attenta e minuziosa recensione; in verità il Re Geoffrey della tastiera si sbilancia in un approfondimento tecnico sul gioco, ma se l’esordio della tua recensione è il seguente:

SNK Heroines: Tag Team Frenzy looked like a terribly pervy fighting game featuring scantily clad renditions of the girls and women from various SNK fighting games past.

Il sospetto che tu non abbia colto in pieno la natura fanservice del prodotto e lo stia recensendo al pubblico sbagliato, sul portale sbagliato e nel modo sbagliato, mi viene. Infondo tutto fa brodo, che differenza vuoi che faccia un articolo in più che demonizza la sessualità velata nei videogiochi?

 

PERVERSIONE LAVORATIVA

Sakimichan e i personaggi di League of Legends, connubio perfetto!

Mai sentito parlare di Riot Games? Magari no, ma grazio al loro League of Legends sono riusciti a conquistarsi una grossa fetta di mercato e ottenere il primato di gioco più giocato in America e Europa nel 2012. Per quale altro motivo dovreste conoscer Riot Games? Magari per i siti di news che quest’anno hanno parlato di loro in un articolo su cinque, cavalcando l’onda dello scandalo sessuale nato dal seguente approfondimento di Kotaku per mano di Cecilia D’anastasio (hmmmm, l’ho già sentita nominare…. ah sì, quella che non si riconosce in Ivy di Soul Calibur!):

Inside The Culture Of Sexism At Riot Games

Che non mi si fraintenda. L’articolo è uno scritto d’inchiesta ottimamente redatto e strutturato, duro lavoro di una giornalista impegnata che parla delle esperienze di dipendenti impiegate in un’azienda all’80% maschile, operante in un settore completamente e volontariamente maschilista.

Il concetto di donna che conta un cazzo, mica solo in Italia…

Come sempre in questi casi si corre ai ripari approntando gli accorgimenti più semplici ed immediati, piuttosto che sfruttare l’opportunità per aprire un dibattito serio e onesto; Riot Games non esce allo scoperto difendendo il suo operato e il suo ambiente, sceglie di modificare le basi del suo lavoro e darsi in fretta una ripulita, a partire dalla loro nuova “mission“:

“For the past three weeks, we’ve been focused on listening and learning. As a company, we’re used to patching problems ASAP, but this patch will not happen overnight. We will weave this change into our cultural DNA and leave no room for sexism or misogyny. Inclusivity, diversity, respect, and equality are all non-negotiable. While there is much to improve, there is a tremendous amount of good at Riot that will drive this change. This is our top priority until we get it right.”

Bandiranno parole come “gamer” e “meritocrazia”, lotteranno per i diritti degli omosessuali, creeranno spazi appositi per tutti i non-maschi che al PAX 2018 vorranno partecipare alle loro attività mirate:

Ad ogni modo il problema di fondo non è di Riot Games che si difende da un articolo che, per quanto approfondito, rimane fine a se stesso. Né di giornalisti troppo sensibili che vedono sessismo in ogni dove o lo combattono in titoli dichiaratamente realizzati per una specifica fetta di mercato. Il problema è che oggi il medium videoludico parla ad una vasta, eterogenea e variegata platea, ma non è ancora pronto a farlo:

Il tabù dello stupro nei videogiochi

Abbiamo quarant’anni, vogliamo dall’intrattenimento che ci ha accompagnati fino a qui i contenuti maturi che ci offrono alcuni film, serial TV, libri o brani musicali. Eppure rimaniamo sbalorditi da un bacio saffico mostrato in un trailer di gioco durante l’E3. Nel mentre, l’industria che dovrebbe gestire questa varietà di contenuti si perde in un bicchiere d’acqua, diventando e riconfermandosi valvola di sfogo per le accuse e gli sfoghi più disparati.

 

 

 

 

 


 

Ubriachi di videogiochi!!! La nuova classifica estiva!

Ubriachi di videogiochi, ovvero i migliori Drinking Games a sfondo videoludico mai inventati!!! Perché è sempre il momento buono di ammazzarsi di birra, videogiochi e seghe!!! Ecco la top 5 dei drinking games e vi accontentate di questa, che ci sono le regole e l’infografica e ci ho speso del tempo per realizzare il tutto!

BUGWEISER

A caccia di bug in questa imperdibile sfida fra amici; chi meglio di Bethesda e dei suoi giochi per garantire ore di divertimento e ubriacature?

Ubriachi di videogiochi

 

BOOZERMAN

Drinking game incrementale, questo; più bevi, più esplodi, più ti tocca bere. Benvenuti nella cirrosi!

Ubriachi di videogiochi

 

FORTNITE DRUNK ROYALE

Lo so bene che è stato un azzardo inserire Fortnite in questo gruppo di giochi, che se appena avete superato la maggiore età e comunque ci volete giocare partite già ubriachi (unico stato che permette di sopportare il livello medio dei giocatori presenti sui server di questa pietra miliare videoludica).

 

DRUNK SOULS

Brindisi e bestemmie sorridenti, tutto avvolto da un alone di morte e frustrazione che riesce sempre a rallegrare le serate. La vita in fondo è proprio come Dark Souls; quando riesci a cap…. SEI MORTO!

 

SUPER SMASHED BROS

Questo gioco di bevuto è più per i sommelier della birra, che per giocarlo non ti basta una Peroni luppolata, devi andare a trovare qualcosa di leggermente più ricercato.

 

Containerd consiglia: The Order of Yoni

Non è un buon articolo sui drinking games a base di birra, senza un suggerimento sulla bevanda da accompagnare alle serate in compagnia. Yoni, in sanscrito, è un termine utilizzato per indicare i genitali femminili e la birra all’essenza di bregna è quella che containerd vi suggerisce di provare!

Imagine woman of your dreams, your object of desire. Her charm, her sensuality, her passion… Try how she tastes, feel her smell, hear her voice… Now imagine her giving you a passionate massage and gently whispering anything you’d like to hear. Now free your fantasies and imagine all of that can be closed in a bottle of beer. A golden drink brewed with her lure and grace and flavored with wild instincts. Imagine a beer which every sip offers a rendez-vous with this hot woman of your dreams… she hugs you and kisses you gently, looking straight into your eyes… How much would you give for such a beer?

We, the Order of Yoni, have prepared technology making creation of such unique beer possible. The beer containing quintessence of femininity. The technology enabling materializing her loveliness, gracefulness and character, giving you the possibility of conversion of a tasty beer into a date with real goddess.

The secret of the beer lies in her vagina. Using hi-tech of microbiology, we isolate, examine and prepare lactic acid bacteria from vagina of a unique woman. The bacteria, lactobacillus, transfer woman’s features, allure, grace, glamour, and her instincts into beers and other products, turning them into dance with lovely goddess.

The Order of Yoni

Da oggi “bionda” e “scura” non indicheranno più la tipologia di birra, ma la bregna dalla quale sono stati estratti gli umori per realizzare la birra stessa. Il fondatore dell’azienda, Wojtek Mann, dopo aver cercato inutilmente i fondi per il suo progetto tramite crowfounding, ha trovato un singolo finanziatore che si è fatto travolgere dall’idea di realizzare birre al sapore di Pap test, per ora sorseggiabili al sapore di Monika e Paulina:

E, come descrive il sito: “Il segreto della birra sta nella sua vagina!”

 

 

 

 

 

 

 


 

Classifica Culi da Videogames! I meglio 10!

Classifica Culi

Classifica Culi

Parafrasando i Righeira, “l’estate sta iniziando”, anche se Fosco Spinedi potrebbe non avvallare questa affermazione, dato il clima Ticinese di queste settimane. L’unico sistema per contrastare l’arrivo anticipato  del mese di novembre è comportarsi come se nulla fosse, succhiando Calippi e ascoltando alla radio i tormentoni del periodo (esistono ancora? esiste ancora la radio? Alvaro Soler non potrebbe passare più tempo a trombare e meno a fracassarci i coglioni con brani di dubbia qualità?).

Nell’ambito del programma “fingiamo che un’estate ci sarà e qualche fica in bikini la vedremo” il nostro blog vuole adeguarsi al palinsesto generale tipico di periodi come questo, pubblicando un articolo che è una replica 1:1 di quanto già letto da altre parti e dal contenuto che Studio Aperto è facile che ci querela per plagio.

 

CLASSIFICA CULI DA VIDEOGIOCO

Kojima inventa un finto scandalo, annunciando più erotismo nel prossimo MetalGear, solo come scusa per farsi inviare foto di culi dalle cosplayers di tutto il mondo.
Bravo Kojima, kudos per la pensata; è però vero che molti, prima di te, avrebbero potuto farlo grazie a culi digitali di tutto rispetto.
Ecco quindi a voi la top 10 dei meglio culi di personaggi femminili dei videogiochi!

DECIMA POSIZIONE – CORTANA (HALO 4)

Avete letto bene! Non la Cortana che ha generato, negli anni, infiniti Rule34 di tutti i tipi. Non quella dei primi capitoli dove c’era tanto da sparare e poco da farsi seghe mentali e lei rispecchiava i canoni delle fregne digitali. Noi di GG amiamo la versione comparsa nel quarto capitolo con tanto di sbalzi d’umore, seno cadente, fianchi e fondoschiena pronunciati.

343 Industries, con questa Cortana, ha fatto la gioia degli amanti delle MILF non artefatte, permettendo inoltre a cosplayers oversize di potersi travestire da qualcosa che non sia “qualsiasipersonaggiomainguardabile”. Bravi 343!

 

NONA POSIZIONE – ANYA STROUD (GEARS OF WAR)

GoW è da sempre riconosciuto come videogioco “gay-friendly”, tanto da essersi guadagnato il soprannome di “sagra della salsiccia digitale”; massicci guerrieri sudati, ignoranti e superdotati che te lo potevi solo immaginare i giochini nelle docce al grido di “chi si fa trivellare alla ricerca di Imulsion”?
Poi hanno deciso di rovinarlo, ci hanno messo la figa dalle chiappe di marmo.

Male per il gioco, bene per gli amanti del cosplay:

Meagan Marie, topa anche quando si veste da personaggio dei Village People

 

OTTAVA POSIZIONE – KAMEO (KAMEO)

Kameo è uno di quei titoli che rimane, che viene ricordato con piacere anche a conclusione di una generazione. Un gioco che è stato in grado di garantire ore di divertimento, nonostante il genere di appartenenza.

Cosa stimolava il giocatore? Forse l’eccezionale realizzazione tecnica? La varietà di situazioni? Le trasformazioni? Le ambientazioni più disparate? Insomma, cosa teneva i videogiocatori incollati per ore allo schermo?

La mia teoria: la costante lotta con la telecamera in modo che si posizionasse un filo sotto il gonnellino della protagonista!

Ma son peperoni, quelli appesi? Che cazzo si fumano, in Rare?

 

SETTIMA POSIZIONE – RUBI MALONE (WET)

Per chi, come me, ha giocato a fondo questa piccola chicca videoludica, il culo in questione rimane indimenticabile; non tanto per la realizzazione, quanto per la decisione dei programmatori ti tenerlo sempre in primo piano, indipendentemente dalla situazione.

Sei attaccato con le unghie all’intonaco di una parete marcia, mentre tenti di eliminare un boss della Yakuza? Culo

Ti appresti a decapitare un povero ragazzino vestito da carnevale, la cui unica colpa è stata quella di lanciare le miccette troppo vicino ai tuoi stivali nuovi? Culo!

Hai fatto esplodere un aereo di linea, Twittando col cellulare anche se la hostess ti aveva ripreso più volte, ed ora stai eliminando i testimoni mentre precipiti nel vuoto? Culo!

Stai pensando dove posizionare la Billy comprata domenica all’Ikea, che ti servirà per esporre la tua collezione di trappole per aragoste (rigorosamente in ordine alfabetico)? Culo!

 

SESTA POSIZIONE – SHEVA (RESIDENT EVIL 5)

Nel 1996 Capcom, con la pubblicazione di Biohazard, diede vita al genere survival horror, con buona pace di Infogrames che aveva sempre definito Alone in the Dark “gioco di cagarsi sotto” (descrizione decisamente meno accattivante). Da allora il genere ha percorso parecchia strada ed è interessante notare il cambiamento fra quello che faceva paura nel ’96 e ciò che veniva considerato terrificante nel 2009, data di rilascio di RE5.

Nel pieno degli anni ’90 l’idea di rimanere intrappolati in una casa abbandonata in compagnia di una manciata di zombie era sufficiente a far passare notti insonni ai videogiocatori. Oggi i morti viventi suscitano meno preoccupazione della possibilità di essere invasi da un’orda di extracomunitari, quindi si è deciso di ambientare Resident Evil 5 sulle coste africane dalle quali partono costantemente gommoni di immigrati clandestini. Protagonista un lampedusano che, stanco dei continui sbarchi, decide di partire per sterminarli sul nascere:

Purtroppo il nostro eroe mangiacannoli dovrà presto fare i conti con una forza più grande di lui, ovvero la forza che un culo d’ebano può esercitare sulle parti basse di ogni uomo sulla faccia della terra!

Questa insomma la triste storia di un isolano irretito dal fascino esotico di una giovane donna, partito per difendere la patria e mai più tornato. In compenso lei è riuscita ad entrare in Italia, ottenere la cittadinanza e candidarsi in politica; questa una delle foto della campagna elettorale:

 

QUINTA POSIZIONE – AYUMI (X-BLADES)

Con l’uscita di PS4 e Xbox One si è chiusa un’era. In questa generazione si sono viste nuove IP, grandi capolavori, videogiochi tecnicamente impressionanti e un aumento generalizzato della qualità media dei titoli rilasciati. X-Blades non è nulla di tutto ciò. E’ uno dei classici giochi che definire “demmerda” può anche essere riduttivo.

Una cosa però verrà ricordata, il filo interdentale che fa da tanga all’assurdo culo della protagonista

 

Nota di gossip: il lancio americano di X-Blades passò talmente inosservato che, per recuperare su territorio inglese in occasione dell’uscita UK, venne reclutata Jodie Dart (anche conosciuta come Ava Blue) per un paio di scatti pubblicitari:

 

La scelta non incrementò le vendite di X-Blades ma diede una spintarella alla “carriera” di Jodie (di seguito in alcune delle sue pose migliori):

http://forum.babeunion.com/showthread.php?10440-Ava-Blue-aka-Jodie-Dart

 

QUARTA POSIZIONE – JULIET STARLING (LOLLIPOP CHAINSAW)

Zombie, motoseghe, una cheerleader, trama trash e tanto splatter. L’unica cosa che può migliorare un gioco con queste premesse è un’inquadratura ammiccante sull’intimo della protagonista … un momento! C’è anche quello!
Lollipop Chainsaw è uno di quei titoli che non vi dovreste perdere e Juliet Starling è l’eroina digitale che ogni programmatore avrebbe voluto inventare.

Non resta che aspettare una versione cinematografica di questo gioco, a cura di Robert Rodriguez.

Juliett da una bella lezione a Zoey di L4D!

Già che ci siamo rispolveriamo anche l’ideona pubblicitaria di lancio, riportante un’improbabile limited edition del gioco:

Jessica Nigri, famosa cosplayer, presta viso e corpo per questo video pubblicitario, oltre ad essere riconosciuta come il meglio cosplay di Juliet:

 

TERZA POSIZIONE – CHLOE (UNCHARTED 2)

In terza posizione delle chiappe in esclusiva Sony, visto che attualmente gran parte della redazione è schierata a favore di PS4! La co-protagonista di Uncharted è stata introdotta con l’unico scopo di cancellare dalla memoria dei giocatori Lara e liberare il gioco Naughty Dog dall’accusa di plagio nei confronti di Tomb Rider. Chi ci ha giocato oggi vi risponderà: “Lara chi?”

SECONDA POSIZIONE – BAYONETTA (BAYONETTA)

Bayonetta è quanto di più vicino al porno si possa trovare ufficialmente su console; dimenticatevi di 7 Sins, BMX XXX o Playboy: The Mansion, giochini da PC pubblicati su PS2 giusto per monetizzare.
La cosa assurda di Bayonetta è che quello appena esposto non è il suo punto di forza e la carismatica protagonista è solo la cima dell’iceberg di giocabilità e divertimento che scoprirete approfondendo il gioco.

Pubblicato non a caso da SEGA, Bayonetta non perde occasione di mostrare culi e tette, elementi comunque funzionali ad una trama ben strutturata che vede il mondo minacciato da un’invasione di terribili demoni il cui unico punto debole è la copiosa perdita di sangue dal naso provocata dalla visione delle forme femminili.

Voto per il miglior cosplay? Penny Drake, comparsa anche in Sin City e Zombie Stripper!

 

PRIMA POSIZIONE – MIRANDA (MASS EFFECT)

Rinominato “My Ass Effect”, questo gioco è il paradiso per gli appassionati di Sci-Fi. I ragazzi di BioWare sono riusciti a infilare nel gioco di tutto e, dato che il sesso etero e gay era presente già in altri titoli, qui ci hanno messo pure quello intergalattico. Non traete però facili conclusioni; Mass Effect è un videogame profondo e ben strutturato, non ha sicuramente bisogno di questi mezzucci per far parlare di se …

Indipendentemente da ciò che si può pensare del gioco, se capolavoro di questa generazione o titolo più sopravvalutato della stessa, i culi digitali dei suoi protagonisti rimarranno nella storia:

Il tutto alla faccia dei detrattori di BioWare!

L’attenzione dei programmatori verso il fondoschiena digitale ha però sortito un ulteriore effetto positivo (non solo quindi quello sulle vendite del gioco); cosplayers di tutto il mondo hanno colto la sfida, nel tentativo di replicare la perfezione:

 

 

 

 

 


 

Di Arcade FPS, per chi si ricorda il genere

 

Sono cambiati gli equilibri. Ormai lontani i tempi in cui il day one di lancio di una nuova console arrivava dopo mesi di preparazione spirituale ed economica e tu eri una figura mitologica più evoluta di quello che oggi chiamano tristemente “early adopter”, eri quello che la console l’aveva presa di “importazione parallela”, l’avevi fatta arrivare dal giappone. Ed oltre ad averci speso 6 mesi di stipendio ti saresti sobbarcato tutte le beghe da lì in avanti che giocatelo, per esempio, ShenMue in giapponese. O facevi così o ti toccava adeguarti ad un mercato europeo ancora acerbo e aspettare mesi per l’arrivo ufficiale, sempre che qualcuno si fosse degnato di importarla, la console specifica. Mica come oggi che PS4 è uscita prima da noi che in giappone.

Occidentali primi ad utilizzare i fantastici servizi PS4! Giappone puppaci la fava! Darckobra uno di noi!

E com’era la vita del precursore dei tempi? Dava le sue piccole gioie, dispensava dolorosissime inculate. Torniamo un attimo al Dreamcast, avendo appena accennato alla personale esperienza giapponese legata a ShenMue; una console che accompagnò il più grande passaggio generazionale, che introdusse idee e progetti ancora oggi vivi nei nostri sistemi casalinghi, che segnò contemporaneamente apice e declino di Sega. Per chi ha vissuto il periodo, la miglior console di sempre. Ma anche ‘sticazzi, se volete le emozioni di quei mesi leggetevi Mattia Ravanelli e provate a carpirne le sensazioni e il background, tutto il mio preambolo porterà a parlare di tette e culi, non è proprio il luogo questo per fare dell’amarcord.

Ah, quanti capolavori ci ha regalato il Dreamcast! Per non parlare dell’ingegnoso PAD e delle fiacche che i grilletti provocavano…

Dunque Dreamcast tanta roba, vanta una libreria di tutto rispetto, vengono pubblicati ancora oggi giochi da parte di produttori indipendenti. Ma al lancio? Nei primi mesi di vita non è che ci fosse tanto da gioire, con Sonic e Power Stone a reggere da soli la brama ludica di chi voleva spremere ogni BIT dalla sua nuova console. Una situazione che avrebbe spinto anche i più stoici a commettere errori di cui pentirsi a vita, tipo acquistare Godzilla o peggio, Blue Stinger. Import giapponesi. Col senno di poi soldi che se investiti nella tratta di prostitute rumene, avrebbero garantito un futuro roseo. Invece no, Godzilla e Blue Stinger.

Dopo essere caduto nel baratro più profondo della giocabilità brutta appare dunque come un miraggio l’arrivo di un’esclusiva dal titolo pomposo, di un porting “arcade perfect” legato ad uno dei marchi famosi di Sega. Neanche da dubitare sull’acquisto a scatola chiusa, fanculo le recensioni! Preordine immediato che lo vuoi a casa subito, il giorno stesso del lancio in giappone. Già ti tremano le mani e non vedi l’ora di sparare in testa alle orde di Zombie che ti si pareranno davanti!

Ma no fessacchiotti! Ovvio che non si parla di ZombieU… Su Dreamcast cacate di questo genere non sarebbero mai arrivate XD

THE HOUSE OF THE DEAD 2

Non farti abbindolare dal titolo in grassetto, questo articolo non fa parte della rinomata sezione Containerd dal titolo “effetto seppia“; siamo ancora nella prefazione, la recensione vera arriverà fra un attimo. Bello House of the Dead; gioco intrigante, discretamente realizzato, divertente. Sega ci ha abituato a cose del genere, in fondo era maestra nel realizzare cabinati mangiasoldi e di esperienza da Virtua Cop in avanti ne aveva guadagnata un po’. Non un titolo perfetto, sicuramente un’altra categoria rispetto alle cacate citate prima. MA! Allo sprovveduto te stesso del 1999 lasciava comunque quella spiacevole sensazione di emorroide esplosa. Forse perché pareva bello se paragonato a Godzilla ma a conti fatti era anche per i tempi un titolo mediocre. Tipo un 7 se credi nelle recensioni a voti, probabilmente un 95 sul numero di Consolemania di quei tempi. Magari perché per giocarlo per bene ti sei comprato il “BUNDURU” con la pistola. Più probabilmente perché 220.000 lire (di quando c’erano le milalire) per un’ora di gioco, erano un po’ troppine. Eppure puoi biasimare solo te stesso, che è dai tempi del Commodore 64 e di Operation Wolf che giochi con gli Arcade FPS. Ti sei comprato Sunset Riders convertito male per Snes. Hai speso dei bei soldi nei cabinati di Time Crisis e Virtua Cop. Sei pure a conoscenza del fatto che la vera killer application di 3DO e CD-i fu il porting fedele di Mad Dog McCree.

Come dicevo in apertura, sono cambiati gli equilibri. Il Giappone, in campo videoludico, sembra aver perso la rotta, complice anche la concorrenza mondiale (basta vedere cosa ti riesce a fare un manipolo di Polacchi, per dire). Le sale giochi, almeno da noi, sono ridotte ad oscuri ritrovi di vecchi che si vanno a giocare la pensione alle macchinette, in cerca del colpo facile che permetta di guadagnare abbastanza per assoldare un killer e fare fuori la moglie. I giochi indie spesso tengono banco e un nuovo mercato, quello dei giochi di merda per tablet e smartphone, ha cambiato alcune regole. Alcuni generi muoiono, altri nascono.

Se è vero che ho appena citato una serie di titoli che vanno dall’orrido al mediocre (tranne Sunset Riders, capolavoro), è comunque anche vero che sono esponenti di un genere che ci ha regalato alcuni momenti divertenti. Con tutti i sui limiti era comunque qualcosa su cui potevi contare per variare l’esperienza fra un picchiaduro, un RPG e… un altro picchiaduro. Erano titoli da sala che andavano bene per quell’ambiente e meno per quello casalingo, ma alle softco costava nulla fare delle conversioni. Abbiamo perso un genere e quanto di buono ci ha regalato, ma c’è ancora qualcuno che un po’ ci crede, che vuole scommettere in quella direzione e aggiungere elementi intriganti per attrarre i giocatori. Ed ora, la recensione…

 

Gal*Gun: Double Peace

 

Hahahahaha! La vedo la tua faccia, ora! Hai letto l’introduzione che, per quanto scritta malamente, potrebbe averti portato a pensare ad un approfondimento sulla situazione attuale del mercato, sul destino di alcuni generi videoludici, sul futuro visto da chi ti può citare le esperienze di quarant’anni da videogiocatore. E invece no! Tutto per parlare di un gioco di donnine mezze nude!

Gal*Gun: Double Peace è pieno esponente del genere Arcade FPS (o sparatutto su binari) senza l’enfasi del successo da sala giochi o un grande produttore alle spalle. Quindi punta tutto sugli elementi di forza distintivi. Tipo Giocabilità e Originalità, doti abilmente nascoste fra tette, culi e intimo femminile. La storia è una delle più banali, tipica dei Dating Sim giapponesi; impersonando il tipico studente giapponese verremo travolti dagli eventi durante gli esami di un angelo e un demone che, putacaso, si svolgono proprio all’interno della nostra scuola. Storia lunga fatta breve, improvvisamente tutte le ragazze dell’istituto tenteranno di abusare di noi e l’unico modo che avremo per avanzare nella nostra missione e trovare il vero amore passerà per l’elargizione di “euforia” a tutte le zoccolette che ci si pareranno davanti.

Arcade FPS

A piombarci addosso saranno diversi tipi di ragazze, attratte dalle nostre caratteristiche; per questo motivo ad inizio avventura dovremo prestare molta attenzione all’orientamento che decideremo di dare al protagonista della storia, a scelta fra “acculturato” e “assiduo lettore di Containerd” (con tutte le sfumature che si possono trovare nel centro). Per fermarle dovremo utilizzare il mirino a schermo per imbottirle di feromoni, sparando su di loro a casaccio, colpendole nei “punti deboli” oppure utilizzando mosse speciali ad alto potenziale di perversione.

Il gioco si comporta come i più classici di genere, indirizzando il nostro alter ego su una via prestabilita e lasciando a noi giocatori unicamente il compito di mirare e sparare. Con qualche piccola aggiunta. Utilizzando l’utile modalità zoom sarà infatti possibile vedere attraverso alcune infrastrutture, alla ricerca di collezionabili o altro. In realtà la cosa più importante di questa abilità è la possibilità di scandagliare le misure di tutte le ragazze, come di godere del loro intimo in trasparenza fra i vestiti indossati. Se non è qualità questa!

Di tanto in tanto ci verrà data la possibilità di scegliere quale strada prendere, come anche di chi innamorarci da un certo punto del gioco in avanti. Sebbene portare a termine la storia principale sia un’operazione alquanto veloce e semplice, grazie agli elementi appena descritti viene garantita un’altissima rigiocabilità.

Gal*Gun: Double Peace è insomma un buon Arcade FPS che ci regala dal primo secondo di gioco quello che promette; divertimento, perversione e svago. E giocarlo e rigiocarlo è divertente quanto portare a termine un “House of the Dead” qualsiasi, solo che piuttosto che puntare al massimo del punteggio qui si mira a godere di tutte le scene di intermezzo e le reazioni differenti che le studentesse avranno verso di noi. Concludendo, evviva il fan service quando serve a mantenere in vita un genere morente, facendolo in modo più che discreto. Ovviamente scrivo oggi di questo gioco solo perché è in offerta fino a fine mese su PS Store. Col senno di poi avrebbe meritato da prima tutte le mie sporcellose attenzioni.

 

 

 

 

 

 

ATTENZIONE! Esiste anche la limited edition con tanto di mutandine!

 

 

Retrorompicoglioni United!

Il retrorompicoglioni, che bel personaggino! Dai sì quello che si stava meglio quando si stava peggio, che i pixel sono anni luce avanti ai poligoni, che le textures slavate avevano più fascino di quelle fredde e impersonali in HD, che il bianco e nero nelle console portatili non si può paragonare alle sensazioni vuote che ti da una Switch. Lo stesso che ti parla dell’arte e della poesia che si respirano dai videogiochi vintage e poi te lo trovi a rigiocarsi Altered Beast che più dell’omosessualità non trasuda!

Che piaccia o meno ai giocatori moderni e più sgamati noi retrorompicoglioni (e sì, nel gruppo mi ci metto anch’io! Viva quella frociata furry coi palestrati che si trasformano!) ormai siamo una nutrita schiera e occupiamo un intero settore di mercato, ottenendo sempre più attenzione da produttori e software house. Se negli ultimi anni abbiamo vissuto degnamente il nostro status e magari goduto di piccole perle di nicchia come il Neo Geo X Gold Limited Edition oppure ci siamo reinventati smanettoni fai da te grazie a Raspberry Pi, lo abbiamo fatto lontano dai riflettori e dall’interesse della grande massa.

Retrorompicoglioni

Tutti a parlare di Zootropolis, ma il feticismo furry è nato con Altered Beast!

E a dirla tutta nemmeno Atari con la sua serie di console Flashback è riuscita a fare gran scalpore, giusto per citare qualcuno che ha fatto prima, ma male, quello che hanno fatto gli Dei del “It Prints Money”

Retrorompicoglioni

Atari, Atari…. ormai non servono più questi mezzucci per spingere un marchio!!!

Per uno scossone serio ad un mercato iperattivo ma troppo frammentato ci è voluta Nintendo e tutta la sua abilità nel marketing e nel placement; così ecco arrivare a Novembre 2016 il regalo di Natale perfetto per TUTTI! Nintendo Classic Mini è realtà e registra un tutto esaurito da record, come lo sono i suoi numeri di vendita ad oggi (per il tipo di prodotto). Si apre un mondo, ogni protagonista del mercato videoludico degli ultimi anni tenta di monetizzare al meglio sfruttando i retrorompicoglioni e l’entusiasmo che hanno mostrato per un progetto così semplice. Così arriviamo ai giorni nostri e a qualche bel prodottino che ultimamente fa parlare di se…

 

NINTENDO CLASSIC MINI SNES

Periodo caldo per Nintendo; dopo aver sbancato l’E3 2017 ecco arrivare l’annuncio di una nuova console in produzione. Hei, un momento, non è una nuova console! Si tratta di una nuova vecchia console, un Super Nintendo Mini pronto a bissare il successo del NES Mini appena nominato. Quindi in settimana arriva l’annuncio e tutti i siti di news ne newsano, poi aprono i preordini su Amazon, poi i preordini su Amazon chiudono per esaurimento scorte, poi le scorte tornano, poi finiscono di nuovo. Il 29 Settembre esce questa piccola perla ed è già da oggi introvabile, 21 giochi, due pad, cavo HDMI per compatibilità con l’HD e in pochi godranno di tutto questo ben di Dio. Non resta che sperare di aver più culo nell’acquisto del N64 Mini o del Gamecube Mini.

21 giochi e non c’è Parodius con le donnine? Hahaha scaffale!

 

SEGA MEGADRIVE MINI

Sega sceglie una strategia diversa da Nintendo e si limita ad assegnare le sue licenze a produttori Hardware esterni, come fatto in passato. Così, nel marasma di cloni del Megadrive già esistenti, arriva l’ennesima miniconsole, questa volta davvero interessante, almeno sulla carta. Ben 85 giochi precaricati su una console con slot per la lettura delle cartucce originali, due pad inclusi, HDMI e tutti i cazzi. Ora servirebbe solo un valido slogan pubblicitario e la console si venderebbe da sola…

Ma come mai Sega lascia in mano a terze parti questa miniera d’oro, piuttosto che sfruttare il momento?

SEGA FOREVER

Presto detto! Ecco l’idea geniale di Sega; free to play su tutta la loro libreria! Con Sega Forever si potranno giocare su Android o iOS i titoli più importanti prodotti dalla casa di Sonic e per giunta gratis! Poi devi pagare un obolo se vuoi i salvataggi, se vuoi saltare le pubblicità o altre cazzatelle simili, ma son dettagli… Un po’ meno “dettagli” i problemi tecnici dietro l’emulazione dei titoli più altri incidenti di percorso più o meno importanti. In più “Sega Forever” è … niente! Da come viene presentato il progetto si potrebbe pensare ad una App contenitore tramite la quale ottenere i titoli ed avere una collezione ordinata e sotto controllo. Invece ogni nuovo titolo va scaricato singolarmente, intasandovi il device di retro spazzatura Sega.

ATARIBOX

Cosa sia nessuno lo sa, conosciamo solo il teaser mostrato all’E3 di quest’anno. Tanto è bastato per ricominciare a parlare di Atari e del suo ritorno nel mondo delle console. E non per il lancio a settembre dell’Atari Flashback 8 Gold. Che sia una console espandibile stile mini PC, un antagonista diretto di Sony e Microsoft, qualcosa di completamente nuovo… qualsiasi cosa sia speriamo non si siano dimenticati come si producono i Pad ergonomici e comodi da utilizzare, tipo quello della loro ultima console.

 

 

 

 

 

 

 

Se poi volete fare i veri retrorompicoglioni, compratevi un Retron5 e vivete felici