Continua il supporto ai ragazzi di Gamesarena, dopo il primo articolo dedicato al caso Fondazione Molo vs GamesArena; come abbiamo visto tante parole sono state spese a riguardo, su testate non solo Ticinesi. In alcuni casi si è potuto assistere ad un’evidente omissione d’informazioni da parte di giornalisti che hanno dato voce esclusivamente a curia e Fondazione Maghetti. Di seguito la voce del titolare del negozio:
Quella che seguirà sarà una spiegazione ed un chiarimento su tutto il polverone che si è sollevato negli ultimi giorni sui giornali riguardo la faccenda della chiusura del nostro negozio, e vorremmo chiarire ciò che è stato detto da noi e non solo da noi. La parola va al per sempre capo di Gamesarena:
Ciao ragazzi, sono Max, sono qui a cercare di riassumervi la vicenda un po‘ più nel dettaglio, ma anche il più brevemente possibile per non annoiarvi.
Inizio subito dicendovi che sono rimasto molto infastidito leggendo gli articoli sui giornali, in quanto sono stati omessi molti dettagli sulla questione. Dettagli che telefonicamente avevo elencato ai giornalisti, dato soprattutto il precedente storico che ci ha portati proprio a questa assurda situazione. Tutto questo è stato omesso nell’articolo finale. Avevo chiesto inoltre che venisse messa sotto i riflettori la questione morale che ci ha portati allo sfratto, come da lettera della stessa Amministrazione, e dopo, per mia stessa ammissione, la questione degli affitti. La quesitone morale era avvalorata anche dalle diverse pagine scritto sullo stesso quotidiano giorni prima riguardo allo scandalo Vatileaks, ma che per il mio caso sembrava essere invece diventato un tabù. Io, al contrario, desideravo proprio puntualizzare gli interessi economici e morali di un ente che si basa sulla spiritualità.
Voglio inoltre precisare che non ci aspettavamo certo un feedback di tale portata! Si è parlato di noi oltre che sui quotidiani e siti locali, anche oltre confine, su Multiplayer.it e sul Fatto Quotidiano. E visto il gran polverone che si è sollevato è giusto precisare il più possibile, soprattutto vista la moltitudine di commenti che si sono riversati in ogni dove.Rispondo quindi ora punto per punto a quanto scritto sui giornali.
<<Come Fondazione abbiamo chiesto allora di valutare l’ipotesi di non vendere il videogioco violento. Ipotesi scartata dal negozio.>>
Ecco come è viene stravolta la realtà. In verità mi era stato dato un ultimatum, che era quello di togliere immediatamente TUTTI i videogiochi dove si spara. Voi come vi sareste comportati? Io ho scartato totalmente l’idea.
Preciso inoltre che il nostro caro ex-fornitore Opengames ci aveva appena fatto una sorpresa poco dopo l’uscita di GTA V, e cioè aveva piazzato un suo punto vendita a poco più di 100 mt dal nostro negozio.<<A quel punto abbiamo deciso di comune accordo la disdetta del contratto>>
Non è un comune accordo quando la scelta è tra andarsene subito oppure andarsene dopo un anno. Altrimenti sarebbe un comune accordo anche tra rapinatore e vittima: tu mi dai i soldi e io non ti uccido, ed il rapinatore si salva perchè la vittima era d’accordo.
Con questo vorrebbero farvi credere che un negozio indipendente che in molti casi raggiunge le mille copie di un prodotto venduto prima o dopo il day one, decide di comune accordo di chiudere poco prima di Natale?<< Mi ha chiesto un anno di proroga per trovare altri spazi in centro a Lugano >>
Quasi, in realtà ho letteralmente chiesto all’amministrazione di darci ancora un po di vita.
L`apertura improvvisa di Opengames a Lugano ci aveva un po‘ frastornati e il quartiere ora insisteva nel voler farci uscire già a Settembre del 2014. Ormai sottomesso dalla situazione, chiesi gentilmente di prestarci aiuto nella ricerca di un altro locale visto che fino a quel punto eravamo in buoni rapporti.
“Certo”, rispose lui.<<Abbiamo concesso la proroga>>
In realtà dietro a questo c`è un “mi si chiese di non dire la verità”, e cioè che se qualcuno me lo avesse domandato, non avrei dovuto dire che ci mandavano via loro per i motivi che sapete. Di non ammettere che fosse una specie di sfratto tacito, e di non far parola con giornali o quant’altro. Ma anzi di dire che era una nostra scelta e il motivo era quello di cercare un locale piu’ ampio. Cosa che negli ultimi tempi ho sempre detto e fatto.
E comunque, avete mai provato a cercare un locale commerciale a Lugano che sia minimamente avvicinabile sia come prezzi che come posizione? I migliori sono già presi e quelli anche solo abbordabili sono in mano a ditte arrivate da fuori confine. Oppure Caruso è in qualche modo amministratore di altre proprietà e quindi abbiamo dovuto rinunciare lo stesso.<<Poi mi ha chiesto altro tempo>>
Corretto. Mandai anche la richiesta di un pagamento rateale verso Giugno/Luglio che è stata rimbalzata, mentre a partire dalla fine di aprile 2015 era lui a cercarmi mentre io ero completamente distrutto dall’andamento del negozio. Spensi il telefono e mi feci un po’ curare. Non avevo voglia di sentirmi sempre il suo forcone piantato sulla schiena. Di compromessi non se ne parlava come ho detto, quindi voleva solo ripetere la prestazione telefonica di qualche mese prima, che leggerete piu’ avanti.Insomma noi quest’anno abbiamo passato una primavera ed un’estate veramente drammatica.
Non abbiamo fatto in tempo a cambiare posizione ragazzi, mi spiace. Non siamo riusciti a trovare un locale adatto nel periodo di sfratto e chi ci conosce sa quanto e come ci siamo guardati in giro. Eravamo alle strette, ed il tempo passava.
A quel punto chiesi ancora di darci un po’ di tempo in piu, almeno fino a questo Natale. Due o tre mesi al massimo, approfittando così del periodo più redditizio, in modo da poter risanare la pendenza o quantomeno di provare ad appianare il debito il piu’ possibile.
Preciso inoltre una cosa importante: Il debito non è di 20’000, dato che la Fondazione Maghetti 11 anni fa, al momento di stipulare il contratto, volle una caparra di oltre 17’000 franchi.
Inoltre una realtà non citata da nessuno e che mi ha infastidito è la mancata notizia del pignoramento. L’amministrazione Maghetti, che ricordo è gestita dalla chiesa, ha effettuato questa estate un pignoramento al Gamesarena di merce per un valore totale di 60’000 fr. e stimabili intorno ai 20‘000 fr. dal pignoratore ufficiale.
Quindi tutto quello che sta succedendo non è gratis, non ce ne siamo mai infischiati e lo abbiamo sempre dimostrato, anzi, nonostante questo abbiamo combattuto per noi e per rimediare a tutto.<<e siamo arrivati alla conclusione con una disdetta per il 30 settembre. Ma a marzo ha deciso di non pagare più l’affitto >>
Riassumo in breve l’evento, perchè importante.
Mi chiama l’amministrazione a Febbraio/Marzo visibilmente imbestialita perchè osavo ritardare di qualche giorno il pagamento della pigione, nonostante 11 anni di puntualità piu che Svizzera dettata soprattutto dall’ordine permanente da sempre programmato presso la banca.
Dissi subito che mi scusavo molto, che le cose per noi non andavano bene, eravamo in difficoltà anche a causa del nostro ex-fornitore che aveva deciso di imporsi su di noi a causa del mio rifiuto di diventare parte della loro catena. L’insegna Opengames che mi hanno obbligato ad acquistare sta in negozio, in molti l’hanno vista e ne è la prova.
La risposta dell’amministratore fu che a lui non interessava questo, e per farmi capire che voleva i soldi subito mi citò le regole del contratto. Ascoltai e mi scusai di nuovo per il ritardo.
Poi chiesi se i soldi erano infine arrivati tutti e la risposta fu: “Si, ma non c’entra.”
Dopodichè iniziò un lungo monologo su come loro mi avessero dato tanto e di come li stessi malamente ripagando. Uscirono fuori argomenti quali: la pulizia delle cantine, i ragazzi che giocano ai videogiochi immorali, le chiavi del bagno, tavoli non allineati fuori dalla cantina, mancava la carta igenica, e cose di questo tipo. A sentirlo sembrava che avessimo compromesso l’intero quartiere.
Diedi le mie risposte ancora con educazione. Allorchè mi disse che aveva fatto male a telefonarmi, che avrebbe dovuto subito procedere legalmente ed aggiunse che non vedeva l’ora che arrivasse la scadenza della proroga. “Meno male che a settembre te ne vai”, mi disse.Dopo questa uscita poco elegante potete immaginare la reazione mia o di qualunque essere umano nella mia stessa situazione.
Non solo ci si sente schiacciati dal peso della situazione, ma si sente anche il bisogno di rinfacciare i molteplici problemi che si sono dovuti fronteggiare sotto l’indifferenza dell’amministrazione. Qualche esempio? Al momento dell’apertura del negozio nel 2004 mancava l’aria condizionata, pagata da me. Targhetta sulla bucalettere: 70.- fr. per montaggio e messa in opera. Cantine umide, pagate 100.- fr, pareti fradice e scrostate ovunque, vetrine arrugginite, quadri elettrici del dopoguerra rifatti da me, i pavimenti vetusti con crepe e buchi. Una parte del negozio inoltre era stata rimossa per lasciare spazio ai servizi igienici di tutti i commerci delle vicinanze. Senza dimenticare l’impossibilità di affiggere un’insegna esterna visibile perchè, a loro dire, deturpa l’aspetto dello stabile.
Io ho avuto la responsabilità di 5 persone per undici anni. Come ogni datore di lavoro sono preoccupato per il mio futuro e per quello delle persone che lavorano per me. La situazione era dura e a quel punto, alla luce di uno sfratto comunque certo, ho utilizzato il denaro rimanente per dare una paga ai ragazzi, giusto il minimo per sopravvivere, ed il resto per accontentare ancora i clienti, ma non è stato sufficiente. Avvisai persino l’amministrazione per correttezza. Io stesso mi sono auto licenziato da gennaio nel tentativo di alleggerire il carico di spese del Games. Nel contempo ho dato fondo ad ogni mia risorsa raccolta negli anni per mantenere stabile e vitale la creatura GamesArena. Ma nonostante tutto l’impegno, le fiere, i tornei, e la miriade di cose che facevamo, siamo arrivati ad oggi e a questo arrivederci.La decisione di sfratto era già stata presa, affitto pagato o meno ce ne saremmo dovuti andare.
Potrei sicuramente dilungarmi ancora con opinioni e altre cose, dettagli, ma più che altro volevo far sentire la mia voce, poichè unico responsabile di ogni cosa.
Volevo assicuravi, amici e meno amici, che sto bene. Ho smesso di preoccuparmi per tante cose.
Alla fine il Games Arena mi ha dato tanta esperienza, amicizia e buone cose che nessuno potrà portarmi via dal cuore.– Max
dalla pagina ufficiale Facebook di GamesArena Lugano
Ora, so che è un periodo impegnativo per tutti noi, ma credo si possa fare una pausa da Fallout 4 (titolo V.M. 18 che il negozio di videogiochi di cui sopra non avrebbe potuto vendere, stando a quanto richiesto dalla proprietà che gli affittava gli spazi) per visitare i social di GamesArena e dare supporto.