LibidiNerd – Antropoformismo Peloso

Furry … ecco cosa ne pensa un importante esponente italiano dei LAUREATI IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

Sta roba del furry credo sia una delle poche perversioni sessuali che proprio non riesco a capire

Capisco tutte le perversioni, a patto che non passino per la violenza non consensuale, ma ‘sta roba del furry proprio mi sfugge… più che altro mi fa riderissimo!

 

Perché un luminare di tale caratura, per motivi di riservatezza citato anonimamente, s’è spinto in una valutazione tanto alta di un feticismo radicato da anni nell’ambiente nerd? Semplice, perché forzato all’ascolto di questo capolavoro trap di FUCKYOURCLIQUE®: Morfina feat. Zyrtck!

Una chiara accusa underground, quella di FuckYourClique, in difesa della libertà di ognuno di praticare la perversione preferita. Breve introduzione, la mia, ad una nuova ala del museo di volgarità gratuita che è Containerd; è infatti con l’intento di esplorare il mondo “furries” e di volerlo semplificare agli settici che nasce LibidiNerd, nuova rubrica che andrà a trattare in modo strutturato le depravazioni del nostro universo.

Come la maggior parte degli elementi che distinguono la cultura nerd, anche il furry fandom nasce negli anni ’80, per voce di un manipolo di amanti dello SciFi, trovatisi a discutere dell’antropomorfismo nei romanzi di fantascienza. Essendo il furry strettamente legato a produzioni di fantasia quali cartoni animati, anime e fumetti, è innegabile l’apporto dato dalla Disney alla nascita della sottocultura fandom dei furries. Proprio per mano dei disegnatori della nota casa gli animali antropomorfi ebbero successo già prima del 1980 ed è facile intuire come il primo al mondo ad essersi ritrovato a pensare “chissà come sarebbe scoparsi Minnie” (probabilmente lo stesso Walt Disney) abbia dato il via inconsciamente al furriesmo.

Furry

Robin Hood, film Disney del 1973, grazie a Lady Marian ci svelò un mondo intero di nuove fantasie!

Stabilito a grandi linee il “quando”, passiamo al “come”. Finché una corrente fandom rimane segregata in conventions e si nutre di fanzine per esprimere il suo essere risulta chiara la naturale segregazione e “settorialità” nella quale deve muoversi ed operare. Ancora una volta a dare uno scossone al tutto ecco arrivare internet e il suo immenso potere rinfrancante. Prima del vu.vu.vu potevi anche ritrovarti nel buio della tua cameretta coi pantaloni abbassati e le mani nelle mutande a ravanarti di fronte alla VHS consumata di SpaceJam, continuando a fare REW-PLAY sulla scena d’ingresso di Lola Bunny. MA… una volta finito ti sentivi un pervertito malato e bisognoso di cure!

Con l’avvento di internet e il suo “potere alla parola” concesso a chiunque, hai scoperto di non essere il solo. Ti sei rincuorato. Ti hanno sollevato dalle tue colpe. Non eri più uno psicopatico, ora facevi parte di una community!

Lola Bunny by Kayla Erin

Chiaramente gli adepti del furry fandom negano o minimizzano la componente sessuale che si cela dietro la loro passione, identificandosi come semplici appassionati e comportandosi come tali. Nulla di strano nel vedere un fan di una squadra di calcio girare con la maglia del suo team preferito, ormai accettata e sdoganata la presenza al mondo dei trekkies che vanno in giro vestiti come Spock. Normale in certi contesti trovarsi di fronte a persone vestite da Harry Potter o Darth Vader. Quindi che problema dovrebbe esserci nel vestirsi da “animale antropomorfo peloso”, se si ha questa passione?

A smentire il loro teorema, sicuramente sostenuto con convinzione da alcuni furries, arriva il freddo e spietato mondo del marketing. Sempre Disney, con Zootopia, propone al mercato un prodotto perfettamente confezionato per tutte le utenze, conscia e consapevole che avrebbe vissuto di vita propria grazie ai furries. Così, dopo anni di totale abbandono del mercato dei “cartoni animati di animali parlanti”, torna con una hit sbanca-botteghini, madre anche di qualche scandalo importante, tipo petizioni e appelli per far cessare i Rule34 nati dal cartone animato Disney più sessualizzato di sempre.

 

Arrivati a questo punto resta da capire chi cazzo sono veramente ‘sti furries! Regola valida per tutti i gruppi di appartenenza e anche qui applicabile… ci sono gli estremisti! Secondo la loro scuola di pensiero rientri nella cerchia solo se quotidianamente ti trasformi nel tuo alter ego peloso, se al posto del cesso hai la cassetta con la sabbia e se invece che farti la doccia preferisci leccarti (anzi meglio, farti leccare da altri). Questi fanno il paio ai simpatici personaggi che ti dicono che non sei nerd se non hai aiutato Bob Yannes ad assemblare il primo modello di VIC-20 in garage, che non ne sai di rap se almeno uno dei 4 colpi che hanno fatto secco Tupac non l’hai sparato tu, eccetera.

C’è poi una corrente di pensiero che ti vede appartenente al furry fandom se tolleri, accetti o anche solo non ti fa schifo al cazzo il fatto che possano esistere opere rappresentative, artistiche o popolari aventi come soggetto animali antropomorfi.

Come sempre la verità sta nelle vie di mezzo e non sei sicuramente furry perché a Natale ti trovi a guardare i cartoni animati di Bugs Bunny in piena digestione da pranzo delle feste (che in TV a quell’ora passano solo quello) come non devi per forza essere ad un passo dalla zooerastia per rientrare nella categoria.

Una cosa è certa,, se sei un furries è facile che tu sia europeo e forse anche un po’ ricchionello (lo dicono autorevoli sondaggi, mica io a casaccio):

Assurdamente il furry non è oggi all’onore delle cronache per la potenziale depravazione che porta con se, piuttosto per ataviche inclinazioni del suo bacino d’utenza maggiore; è infatti in Germania che il furries fandom conta il più alto numero di simpatizzanti e stranamente è anche un po’ di tempo che ci si interroga sul fatto che ci sia un problema di nazismo…

Per ora il “Furred Reich” ha solo nome e logo, non mi sembra una cosa così preoccupante…

In parte diceria generata a causa di meme, in parte verità mal raccontata, quello dei Nazi Furries rimane una piccola tessera di un mosaico decisamente più grande, che ingloba anche gli amanti dei rettili (chiamati scalie) e quelli dei volatili (avian).  A tutto questo nutrito gruppetto di debosciati dedico Lone Digger dei Caravan Palace:

 

L’INNO FURRY!

A chiudere la mia disamina sul furry fandom la arriva la naturale esposizione di materiale a tema, iniziando con un altro cosplay di Kayla Erin, questa volta nei panni pelosi (completi di orecchie e coda) di Holo, una donna lupo presa di peso da un anime di cui non so una fava.

Holo the Wise Wolf by Kayla Erin

Fra gli inchiostratori più famosi troviamo poi Jay Naylor:

 

E per chiudere in bellezza: