LibidiNerd – Macrofilia

La iGen, o Generazione Z, non si è inventata un cazzo. La MIA generazione, quella sì! La Generazione X, quella del film di Kevin Smith. La generazione che ha dato il via a tutto quanto…

Macrofilia

THE MORE YOU KNOW
Che poi il titolo originale era Mallrats. Generazione X fu solo l’ennesimo scempio traduttivo italiano. In quel film Stan Lee interpretava se stesso, mentre in Capitan Marvel (ambientato nel medesimo periodo), il cameo ritraeva Stan mentre leggeva il copione del film. MINDFUCK!!!

 

Macrofilia

Questo sfogo molto personale serve solo per dire che sì vanno bene i meme . Sì va bene l’ilarità nonsense gratuita veicolata attraverso la rete tramite gli stessi. Ma è tutta roba che può avere piglio sulle menti più deboli e semplici. Noi avevamo LA PUBBILICITA’!

I meme di oggi sono i tormentoni pubblicitari della generazione X!

Cosa abbiamo imparato dai tormentoni pubblicitari degli anni ’80 e ’90? Abbiamo capito che l’apprendimento di una lingua straniera non è poi così complicato e che tutto il linguaggio umano è una derivazione dell’italiano. Quindi possiamo sfoggiare espressioni strutturate come “Two gust is megl che one” e rimorchiare facilmente fighe estere. Siamo diventati un po’ più arrivisti ed approfittatori, gestendo le amicizie per i nostri scopi personali. Senza nessun rispetto per la proprietà privata, fra l’altro. Perché che non ci fosse Gigi in casa a noi fregava cazzi, se c’era la Cremeria sfondavamo con il piede di porco la porta blindata, sterminavamo tutta la sua famiglia e poi festeggiavamo a cucchiaiate di gelato. Abbiamo imparato le basi della nutrizione e i concetti della forma fisica e grazie alla giapponese Kaori abbiamo iniziato a mangiare “PocoPoco“. Anche perché se di quel formaggio ne mangiavi TantoTanto finivi la tua vita sulla tazza, nel tentativo di contenere un prolasso rettale.

Il concetto che ad alcuni di noi è rimasto saldamente ancorato nei bassifondi dell’ippocampo è che le cose non devono per forza avere dimensioni ragguardevoli per impressionare, piuttosto devono essere cose dall’elevata qualità. Teorema impersonificato dal mitico imbianchino che, ingenuamente, pensava di ottenere risultati utilizzando un pennello grande, quando quello che gli serviva era solo un grande pennello.

Ecco, oggi è possibile affermare che tale pubblicità, alquanto fuorviante, abbia deviato sessualmente molti di noi.

Gigantismo, Macrosomia e Macrofilia – Quando una gnocca enorme è preferibile ad un’enorme gnocca

Macrofilia

Di Gwynevere vi ho già parlato, ricordate?

L’inimitabile rubrica LibidiNerd, come intuibile, tratterà oggi la passione per le enormità femminili. Non ad identificare donne prosperose o dalle forme più che generose, ma donne letteralmente enormi. Grandi come palazzi. Capaci di fare il culo a strisce a Godzilla in un tripudio celebrativo di macrofilia!

Macrofilia

O di essere Godzilla, perché no…

Karma Tatsurou – Oo Tsuma Italiano (Macrofilia a fumetti)

Non è facile identificare il momento storico in cui le fantasie sessuali rivolte a donne gigantesche abbiano iniziato ad occupare la mente dei nerdazzi pervertiti. E’ però possibile ipotizzare, per una volta, una natura non Sol-Levantina di questa devianza.In fondo La Statua della Libertà troneggia dal lontano 1886 e non è sicuramente made in Japan. Trascorsero molti anni prima che la tecnologia riuscisse a trasporre in concreta fantasia la passione per le gigantesse. La macrofilia risulta quindi essere una fantasia erotica nata con i B-Movie americani anni ’50.

Macrofilia

Alieni, donne enormi, tradimenti e morti violente. Chiaro come questa pellicola cult sia poi arrivata ad ispirare la nascita di Ginormica nel cartone per bambini “Mostri contro Alieni”. Vediamo di riassumere in due righe questo capolavoro:

Il film, che molti critici hanno giudicato ben piazzato nella ideale classifica delle cose peggiori mai fatte (i trucchi e i particolari di cartapesta della gigantessa ripresi in primo piano lasciano, veramente, a desiderare) è a suo modo un film-cult, se non altro perchè vede riunite e rivali la bruna Hayes e la bionda Vickers, affascinanti e popolari reginette dei b-movies anni ’50.Fantafilm

Poi, i mitici ’60! Le donne la danno più facile, grazie alla pillola anticoncezionale. Gli uomini iniziano a chiederla di meno, grazie alla nuova onda fumettistica che non poche distrazioni porterà ai giovani appassionati di supereroi.

Il gigantismo inchiostrato fu naturale evoluzione delle varie storie e dei vari universi, alcuni più inclini alla rappresentazione di fighe enormi rispetto ad altri.

Macrofilia

Quando hai personaggi che cambiano dimensioni a piacere è un attimo che la fantasia vola…

Sebbene, come dicevo, non sia semplice ipotizzare un periodo concreto della diffusione di questa LibidiNerd (in fondo DC Comics presentò Giganta nel ’44, ma solo anni dopo acquisì poteri macrosomici), è innegabile il fascino esercitato dalle femmine di ragguardevoli dimensioni. Come da prassi, quando tale depravazione approdò sulle frastagliate coste Giapponesi, l’innocente fantasia di relazionarsi con titanici esponenti del sesso opposto prese una connotazione più torbida. In fondo non è depravazione Giapponese se non ci metti dentro anche un po’ di cannibalismo e gore (tipo Cannibal Holocaust, a dire che anche gli Italiani non sono poi tutto ‘sto Carnevale di Rio…).

Karbo, l’artista che ha dato vita a Felarya

Macrofilia Videoludica

A gigantesse nei videogiochi invece come siamo messi? Se avete letto il mio speciale sui giochi Musou avrete notato il video della memorabile battaglia fra ragazze in bikini e una enorme antagonista di fine livello tutta ricoperta di schiuma. Sequenza di gioco mitica ripresa da Senran Kagura: Peach Beach Splash. Quindi anche videogiochi e macrofilia vanno a braccetto, a quanto pare.

Chichibinta Rika da Parodius Da!, Gokujō Parodius e Jikkyō Oshaberi Parodius

Metti un’estate del 1990. Tu hai 12 anni e stai passando un tristissimo pomeriggio estivo al lago. Poi l’epifania; mentre ciccioneggi verso il bar del lido, in cerca di conforto alimentare, la svolta. Di fronte a te la creatura più impressionante che madre natura abbia mai potuto concepire. Una giovane donna dai lunghissimi capelli Pel di Carota, arricciati dall’acqua. Il pallore classico delle Ginger e l’ammontare perfetto di lentiggini, tutte posizionate al posto giusto. A rendere incredibile un quadro già di per se perfetto, l’attività svolta dalla Dea dai capelli rossi. Rivolta a te di spalle, sfoggiando uno statuario accostamento di glutei che solo una pre-diciottenne di questo calibro può vantare, nasconde con la sua fisicità un cabinato da bar, al quale sta dedicando tutti i suoi sforzi. “Perfetto” pensi, “è fatta!”; è videogiocatrice come te, un chiaro legame indissolubile che vi porterà al matrimonio!

Inutile dire che, una volta avvicinato, lei ti dedicherà le stesse attenzioni che La Ragazzina Dai Capelli Rossi ha dedicato a Charlie Brown in cinquant’anni di strips. Non ti resta che rivolgere l’attenzione al gioco, che peraltro non hai mai visto in vita tua. Improvvisamente, una nuova folgorazione! La ragazza che ti ha appena creato un danno psicosessuale che porterai con te a vita sta giocando la cosa più incredibile ed assurda che ti sia mai capitato di vedere! Cosa c’entrano sparatutto, astronavi e gigantesche donne mezze nude?

Macrofilia

Parodius ha fatto grossi danni…

 

Questa la mia prima esperienza con Parodius. Inutile dire che, di lì a breve, feci mia una copia del gioco in formato SuperNES. Squagliata nel giro di un anno per le troppe ore di gioco. Col senno di poi si può dire che in Konami in molti dovevano essere affetti da macrofilia, vista l’abbondanza di titaniche bellezze.

Honey Miyako da Parodius Da!

Macrofilia

Se un videogame ti mette alla guida di pinguini o polipi volanti e ti scaglia in una guerra spaziale contro gatti pirata e panda col tutù, quando ti trovi a fronteggiare un’enorme bionda mezza nuda domande non te ne fai. Anzi ringrazi i programmatori per averti dato un momento di respiro dal nonsense dilagante.

Evidentemente l’idea di un “videogioco di sparare a donne nude sotto le coperte” piacque tanto in Konami che ripresero e approfondirono il concetto anche nei capitoli seguenti…

Kaori Merumeto da Sexy Parodius

Quando arrivi ad intitolare il tuo gioco “Sexy Parodius” stai già suggerendo dove andrai a parare. Inserire una gigantesca bregna nuda in grado di schiacciarti con il culo e decretare il tuo “game over” è la dimostrazione. Il tragitto per arrivare ad incontrare Kaori non era comunque semplice e nascondeva enormi insidie. Vediamole, insieme ad altri personaggi giganti comparsi nella serie.

Parodius-Yuko
Parodius-Tanuki
Parodius-Medusa
Parodius-Hikaru-Akane-03
Parodius-Hikaru-Akane-02
Parodius-Hikaru-Akane-01
Parodius-Eliza
The Great Fairy dalla serie Zelda
Macrofilia
L’enorme fata che da sempre assiste Link nelle sue avventure ha visto in “Breath of the Wild” la sua più estesa rappresentazione.

 

Oltre a soddisfare la macrofilia di molti videogiocatori, la sua ipotetica transgenia regala fantasie anche a tutti gli amanti delle donne col manico.

 

Nonostante la sua fisicità mascolina, rimane una chiara esponente del sesso femminile alla quale diversi artisti hanno dedicato le loro opere.

Cala Maria da Cuphead

Sessione di gioco di Cuphead dalla chiara ispirazione Parodiusana, la parte di sparatutto porta il giocatore al cospetto di una gigantessa degli oceani. Nel personaggio di Cala Maria sono racchiuse tantissime fantasia, dalla Pin-Up anni 50 ai tentacoli, dall’attrazione sessuale verso le sirene ad una più complessa devianza quale la Sindrome di Stoccolma. Sì perché il gioco è l’equivalente 2D Cartoon di Dark Soul e giocarci ti fa male, ti riduce una merda. Ma non riesci a farne  meno…

Macrofilia

Supersatanson è sempre una garanzia.

Giga Mearmid da Shantae: Half-Genie Hero

Eccoci di nuovo alle prese con un titolo 2D a scorrimento, genere rivalutato grazie alla deGenerazione di programmatori Indie che infestano l’attuale mercato. Anche SoftCo più importanti si imbarcano nella programmazione di giochi di genere, alle volte con ottimi risultati. Shantae è uno di questi, oltre a presentare un’altra gigante aberrazione della natura. La Giga Mearmid!

Macrofilia

 

Che sia quindi cinematografica, fumettistica, videoludica o di altre estrazioni, la macrofilia è una LibidiNerd ormai conclamata. E dire che, per molti di noi, è una perversione nata a Gardaland grazie al viaggio all’interno del corpo gigante di Eva…

Macrofilia

 

 

 

 

 


 

LibidiNerd – The Real Life Yandere

Yandere Simulator è un capolavoro simulativo che attendo da parecchio tempo. Da inizio 2016 di lavoro ne è stato fatto tanto, andiamo a vedere gli aggiornamenti:

Alla ricerca del giusto significato di Yandere potreste imbattervi nella dicitura “malato d’amore”. Per quanto risulti la traduzione letterale, il suo significato vero ha un’accezione tutta giapponese; se per noi un malato d’amore è quel rintronato di Tom Hanks che ha bisogno l’aiuto di un ragazzino di 8 anni anche solo per avvicinarsi ad un’irresistibile Meg Ryan anni ’90 (Emma Watson levate!), in giappone identifica una psicopatica capace di qualsiasi violenza in nome di un sentimento malato.

Yandere

Meg Ryan in passato le ha anche uscite. Purtroppo era già in pieno declino di carriera…

Yandere Simulator vi proietterà nella gonna e mutandine di una studentessa giapponese totalmente in fissa per il suo Senpai., con l’unico scopo di conquistare il suo amore. Per ottenere il risultato non ci saranno regole e la cosa più semplice da fare sarà massacrare ogni sfidante amorosa che ci si parerà di fronte. Ma quante cose belle e nuove ha da proporci il gioco?

  • Il programmatore si è accorto che pochi giocatori avevano esperienza nell’ammazzare scolarette dal vivo, fatto che rendeva ostico famigliarizzare col gioco. Grazie ad un tutorial “trial an error” il problema dovrebbe essere risolto. Sbagliate ad accoltellare qualcuna e una schermata vi spiegherà perché siete così pippe. In alternativa rimane la pratica sul campo…
  • Ora esiste un consiglio studentesco molto agguerrito; non fatevi trovare nei corridoi nelle ore di lezione o la punizione sarà esemplare!

Yandere

  • Per la prima volta nella storia dei videogiochi mai successo prima new feature cose mai viste colpo di genio rivoluzione! Ora Yandere Simulator ha una mappa di gioco! Speriamo che altri programmatori si accorgano di questa possibilità e la aggiungano ai loro titoli!
  • Cosa c’è di peggio che essere disturbati mentre si accoltella una ragazzina? Ma essere colti sul fatto da qualcuno che ti fotografa e nemmeno ti condivide lo scatto! Da oggi, se venite beccati con “il coltello nelle interiora”, avrete la possibilità di distruggere il telefono di chi vi ha beccati, per evitare problemi legali a seguito delle indagini. Certo, prima dovrete sbarazzarvi della proprietaria del telefono; vi basterà convincerla che Fausto Brizzi sia interessato a provinarla, aspettare che la ragazzina vada da lui ed è fatta.
  • Fra le tante peculiarità del gioco troviamo la rappresentazione della sanità mentale della protagonista (per quanto possa definirsi sana mentalmente una Yandere); lasciate che la vostra lucidità, rappresentata da una barra a schermo, vacilli e diminuisca ed entrerete in stato confusionale. In modalità follia avrete visione di omicidi, non riconoscerete più i volti e accoltellerete a casaccio i passanti. In pratica vi trasformerete in un immigrato illegale in italia e sperimenterete la sua quotidianità.

Che il gioco stia seguendo un incessante sviluppo e proponga enormi miglioramenti ci può sol che far piacere, considerando anche il fatto che è praticamente un “one man game”. Oggi però rientra nella mia rubrica LibidiNerd per un recente fatto di cronaca che mi permette di approfondire un’altra depravazione giapponese.

Yuka Takaoka – The Real Life Yandere

Yuka Takaoka è una ventunenne di Tokio, arrestata qualche giorno fa per aver tirato una serie di coltellate amorose al suo oggetto del desiderio.

Yandere

La proverbiale calma delle autorità Giapponesi! “Prego signorina, una sigaretta mentre chiama le sue amiche?” e lo smembrato di fianco: “I’m a Joke to You?”

In quanto NEET (acronimo altisonante per definire i fancazzisti) la ragazzina si trovava con parecchio tempo libero, in quella giornata particolare utilizzato per bucherellare il suo amico e collega di lavoro. Il piano malefico, successivamente dichiarato alla polizia, sarebbe stato quello di far fuori l’amico per poi suicidarsi. “Mi piaceva troppo, non ci potevo fare nulla”, la dichiarazione della fanciulla alle autorità; amore incondizionato che ha deciso di dimostrare regalando un fantastico coltello da cucina di Chef Tony, purtroppo dimenticandosi di incartarlo.

Spiando il profilo Instagram di Yuka Takaoka sono emersi elementi interessanti, quali la sua passione per il cosplay di Yandere famose o personaggi ambigui quali Zero Two o Himiko Toga:

Yuyuyunochan vestita da Himiko Toga

Yandere

Yuyuyunochan vestita da Zero Two

Yandere

Dietro a Yuyuyunochan, soprannome della protagonista di questa vicenda, si nasconde la classica “ragazza della porta accanto”, con tutto il fascino che ti aspetteresti dalla più stereotipata ventenne giapponese:

Pur essendo il fenomeno Yandere, per come appena rappresentato, ascrivibile alla più classica delle perversioni giapponesi e quindi degno rappresentante della categoria LibidiNerd, questo fatto di cronaca interessa quasi più per gli strascichi che per l’evento in se. Ha infatti generato, come prassi dei tempi che stiamo vivendo, una serie di meme e fan art importanti. Non ai livelli di Bowsette, ma il concetto è quello.

Abbiamo chi ammira l’innegabile bellezza della ragazza, chi improvvisamente sogna un rapporto amoroso con una Yandere (e fino a ieri non sapeva cosa fosse), chi la venera e chi la osanna. C’è chi invece ci ride su. Sulla prima categoria negli ultimi giorni in rete si è scritto tanto; gente definita malata quasi quanto la loro eroina, invitata a non mitizzare un’assassina (anche se poi lui è vivo, non scordiamolo. Capace che si sposano a breve, lei col vestito rosso). Come se la memoria storica ci facesse dimenticare della denuncia ai media che fu, nel ’94, quel capolavoro di Natural Born Killers. Come se il caso Ted Bundy non fosse mai esistito. Tutti a stupirsi che esistano persone capaci di immedesimarsi in questa vicenda. O peggio si augurano di viverla.

I risvolti psicologici di quanto sopra mi sono chiari, ma talmente noiosi che mi interessa poco sviscerarli qui. Quello che più spiazza sono i commenti italiani in merito a chi, dalla vicenda, ne ricava dello humor nero. Schiere di indignati che tengono a precisare come non sia caso di trattare un tentato omicido con leggerezza, facendone meme e scherzandoci su. Che qui un ragazzo è stato accoltellato!

Yandere

Il portapenne di Giulio Cesare! LOL!

Cesare, morto accoltellato a più non posso, oggi è un simpatico oggetto da scrivania. Che sorte beffarda. Ma sfido chiunque abbia un minimo di “sense of humor” a non sorridere pensando a questo suppellettile. Quindi le regole dell’indignazione non valgono allo stesso modo per tutti i morti accoltellati? Oppure esiste una formula matematica per poter ridere di qualsiasi evento, anche se drammatico?

(TEMPO+DISTANZA) / CULTURA = LOL

Più tempo passa da un tragico evento o più distante da noi questo evento capita (anche meglio quando le due situazioni si riscontrano in contemporanea), più siamo portati ad accettare dell’ilarità in merito. A patto che non si scontri con i nostri limiti culturali. Ed in Italia parlare di morte è ancora tabù. Ma non essendo morto nessuno ed essendo la deviazione Yandere tipica giapponese, direi che ci possiamo tutti rasserenare.

Yandere

Intento gli Svizzeri, da buoni opportunisti, inaugurano la serie “Victorinox Yandere”. Da portare sempre con te per le tue uscite romantiche!

 

 

 

 

 


 

LibidiNerd – Antropoformismo Peloso

Furry … ecco cosa ne pensa un importante esponente italiano dei LAUREATI IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

Sta roba del furry credo sia una delle poche perversioni sessuali che proprio non riesco a capire

Capisco tutte le perversioni, a patto che non passino per la violenza non consensuale, ma ‘sta roba del furry proprio mi sfugge… più che altro mi fa riderissimo!

 

Perché un luminare di tale caratura, per motivi di riservatezza citato anonimamente, s’è spinto in una valutazione tanto alta di un feticismo radicato da anni nell’ambiente nerd? Semplice, perché forzato all’ascolto di questo capolavoro trap di FUCKYOURCLIQUE®: Morfina feat. Zyrtck!

Una chiara accusa underground, quella di FuckYourClique, in difesa della libertà di ognuno di praticare la perversione preferita. Breve introduzione, la mia, ad una nuova ala del museo di volgarità gratuita che è Containerd; è infatti con l’intento di esplorare il mondo “furries” e di volerlo semplificare agli settici che nasce LibidiNerd, nuova rubrica che andrà a trattare in modo strutturato le depravazioni del nostro universo.

Come la maggior parte degli elementi che distinguono la cultura nerd, anche il furry fandom nasce negli anni ’80, per voce di un manipolo di amanti dello SciFi, trovatisi a discutere dell’antropomorfismo nei romanzi di fantascienza. Essendo il furry strettamente legato a produzioni di fantasia quali cartoni animati, anime e fumetti, è innegabile l’apporto dato dalla Disney alla nascita della sottocultura fandom dei furries. Proprio per mano dei disegnatori della nota casa gli animali antropomorfi ebbero successo già prima del 1980 ed è facile intuire come il primo al mondo ad essersi ritrovato a pensare “chissà come sarebbe scoparsi Minnie” (probabilmente lo stesso Walt Disney) abbia dato il via inconsciamente al furriesmo.

Furry

Robin Hood, film Disney del 1973, grazie a Lady Marian ci svelò un mondo intero di nuove fantasie!

Stabilito a grandi linee il “quando”, passiamo al “come”. Finché una corrente fandom rimane segregata in conventions e si nutre di fanzine per esprimere il suo essere risulta chiara la naturale segregazione e “settorialità” nella quale deve muoversi ed operare. Ancora una volta a dare uno scossone al tutto ecco arrivare internet e il suo immenso potere rinfrancante. Prima del vu.vu.vu potevi anche ritrovarti nel buio della tua cameretta coi pantaloni abbassati e le mani nelle mutande a ravanarti di fronte alla VHS consumata di SpaceJam, continuando a fare REW-PLAY sulla scena d’ingresso di Lola Bunny. MA… una volta finito ti sentivi un pervertito malato e bisognoso di cure!

Con l’avvento di internet e il suo “potere alla parola” concesso a chiunque, hai scoperto di non essere il solo. Ti sei rincuorato. Ti hanno sollevato dalle tue colpe. Non eri più uno psicopatico, ora facevi parte di una community!

Lola Bunny by Kayla Erin

Chiaramente gli adepti del furry fandom negano o minimizzano la componente sessuale che si cela dietro la loro passione, identificandosi come semplici appassionati e comportandosi come tali. Nulla di strano nel vedere un fan di una squadra di calcio girare con la maglia del suo team preferito, ormai accettata e sdoganata la presenza al mondo dei trekkies che vanno in giro vestiti come Spock. Normale in certi contesti trovarsi di fronte a persone vestite da Harry Potter o Darth Vader. Quindi che problema dovrebbe esserci nel vestirsi da “animale antropomorfo peloso”, se si ha questa passione?

A smentire il loro teorema, sicuramente sostenuto con convinzione da alcuni furries, arriva il freddo e spietato mondo del marketing. Sempre Disney, con Zootopia, propone al mercato un prodotto perfettamente confezionato per tutte le utenze, conscia e consapevole che avrebbe vissuto di vita propria grazie ai furries. Così, dopo anni di totale abbandono del mercato dei “cartoni animati di animali parlanti”, torna con una hit sbanca-botteghini, madre anche di qualche scandalo importante, tipo petizioni e appelli per far cessare i Rule34 nati dal cartone animato Disney più sessualizzato di sempre.

 

Arrivati a questo punto resta da capire chi cazzo sono veramente ‘sti furries! Regola valida per tutti i gruppi di appartenenza e anche qui applicabile… ci sono gli estremisti! Secondo la loro scuola di pensiero rientri nella cerchia solo se quotidianamente ti trasformi nel tuo alter ego peloso, se al posto del cesso hai la cassetta con la sabbia e se invece che farti la doccia preferisci leccarti (anzi meglio, farti leccare da altri). Questi fanno il paio ai simpatici personaggi che ti dicono che non sei nerd se non hai aiutato Bob Yannes ad assemblare il primo modello di VIC-20 in garage, che non ne sai di rap se almeno uno dei 4 colpi che hanno fatto secco Tupac non l’hai sparato tu, eccetera.

C’è poi una corrente di pensiero che ti vede appartenente al furry fandom se tolleri, accetti o anche solo non ti fa schifo al cazzo il fatto che possano esistere opere rappresentative, artistiche o popolari aventi come soggetto animali antropomorfi.

Come sempre la verità sta nelle vie di mezzo e non sei sicuramente furry perché a Natale ti trovi a guardare i cartoni animati di Bugs Bunny in piena digestione da pranzo delle feste (che in TV a quell’ora passano solo quello) come non devi per forza essere ad un passo dalla zooerastia per rientrare nella categoria.

Una cosa è certa,, se sei un furries è facile che tu sia europeo e forse anche un po’ ricchionello (lo dicono autorevoli sondaggi, mica io a casaccio):

Assurdamente il furry non è oggi all’onore delle cronache per la potenziale depravazione che porta con se, piuttosto per ataviche inclinazioni del suo bacino d’utenza maggiore; è infatti in Germania che il furries fandom conta il più alto numero di simpatizzanti e stranamente è anche un po’ di tempo che ci si interroga sul fatto che ci sia un problema di nazismo…

Per ora il “Furred Reich” ha solo nome e logo, non mi sembra una cosa così preoccupante…

In parte diceria generata a causa di meme, in parte verità mal raccontata, quello dei Nazi Furries rimane una piccola tessera di un mosaico decisamente più grande, che ingloba anche gli amanti dei rettili (chiamati scalie) e quelli dei volatili (avian).  A tutto questo nutrito gruppetto di debosciati dedico Lone Digger dei Caravan Palace:

 

L’INNO FURRY!

A chiudere la mia disamina sul furry fandom la arriva la naturale esposizione di materiale a tema, iniziando con un altro cosplay di Kayla Erin, questa volta nei panni pelosi (completi di orecchie e coda) di Holo, una donna lupo presa di peso da un anime di cui non so una fava.

Holo the Wise Wolf by Kayla Erin

Fra gli inchiostratori più famosi troviamo poi Jay Naylor:

 

E per chiudere in bellezza: