Bocce Ferme. Vecchiezza. E3 2017

40 anni, l’anno prossimo. Che poi non sarebbero neanche il problema, se non fosse per tutti i cazzi che si portano dietro. Per quanto possa essere cambiato negli anni, generalmente sempre in funzione della bregna, una cosa rimane invariata; la passione per i videogiochi. Devo dire che il media ludico ricambia con molto piacere, nel senso che pure lui non varia, anzi tende a riciclarsi più di quanto dovrebbe, più di quanto ad un vecchio di merda come me potrebbe far piacere. Bocce ferme, non nel senso che scrivo dal circolino con in mano un bicchiere di rosso scadente e circondato da bestemmie ad alta voce, più intendendo che dell’E3 2017 tutto avete visto e letto, ora se ne può scrivere disintossicati dai facili entusiasmi del momento.

E3 2017

Il logo di Metroid Prime 4 e il cosplay in bikini di Kiki Aran. Già si sta trasformando nell’articolo più interessante che troverete in rete dedicato all’E3 2017!

Era il 2003 ed era il GameCube; console non cagata dai più, ma che fino a quel momento aveva già portato in casa mia perle come Super Mario Sunshine, Luigi’s Mansion, Eternal Darkness, per citarne una manciata. Poi la bomba ed ecco arrivare Metroid Pirme, Nintendo per l’ennesima volta detta gli standard da seguire da quel momento in avanti.

E3 2017 ed è Nintendo a tenere banco, sbiancando tutti con annunci eclatanti e grandi arrivi per Switch! Ed improvvisamente tutti si dimenticano che si sta parlando di Nintendo, che se oggi ti mostra il logo di un gioco e si “scorda” di dirti chi lo sta programmando, di farti vedere qualche elemento in game, di abbozzare una data d’uscita, minimo quel gioco lo vedrai fra tre anni. Ma anche sticazzi, ci sono i conigli….

Ubisoft apre in pompa magna la sua conferenza con l’annuncio di collaborazione con Nintendo e leggi espressamente nei loro occhi la passione per i soldi che li ha spinti verso questa decisione. Nintendo cavalca l’onda e porta a casa un gran risultato con il minimo sforzo, ovvero due giochi di Mario in un anno per la sua console ammiraglia; ad agosto Mario + Rabbids, a ottobre Mario Odissey. E nonostante la mascotte sia sempre la stessa da quasi quarant’anni, si può dire che si tratta delle due più grandi “nuove IP” di quest’anno.

Se ancora non è entrata in casa vostra una Switch grazie a Zelda, innanzitutto coglioni! che basterebbe da solo a tenervi impegnati per mesi, senza considerare i DLC in arrivo. In secondo luogo rivalutate le vostre priorità, che Mario è tornato ed è pronto ad inculare  a sangue la concorrenza!

E3 2017

Mario. Mario Everywhere!

A parte questo? Si è visto uno Skyrim per Switch giocato male, reso ancora più brutto dagli oggetti in game dedicati a Link, il solito Yoshi, il solito Kirby. Il primo in uscita a fine anno, salvo posticipi, gli altri in data da definirsi durante il 2018. E se questa era la parte interessante dell’E3 2017, figuriamoci il resto…

I PUNTI FERMI DI MICROSOFT

Una cosa alla Microsoft di questa generazione va riconosciuta; nonostante quanto capiti intorno a loro non perdono in coerenza e sembrano aver finalmente trovato la linea guida da seguire; dimostrazione di quanto scritto sta nei punti focali della loro conferenza:

E che ti aspetti dalla conferenza E3 di Microsoft se non la presentazione di un nuovo modello di macchina da tamarri sboroni?

Abbandonata quindi la ridicola idea di poter soddisfare tutti gli utenti in tutti i mercati, Microsoft continua a parlare al ‘murricano medio che è in tutti noi, lo stesso che al lancio di Xbox One si esaltava per la possibilità di vederci la TV. E lo fa instillando nello spettatore della conferenza l’idea che chi giocherà con Xbox da qui in avanti avrà il cazzo più grosso e duro di tutti gli altri giocatori. Poi via a un’ora di chiacchiere sulla nuova console e mezz’ora di conferenza persa per vedere ad ogni intro di trailer “ESXLUSIVO! 4K! SOLO SU XBOXONEX! CE L’ABBIAMO PRIMA NOI!”

Xbox One X, la console più potente sul mercato, la più costosa, 4K 60fps come se piovesse, titoli di punta nessuno. Poi per carità tante esclusive vere o temporali, la retrocompatibilità ampliata ai titoli Xbox, Minecraft che da solo tiene in piedi le finanze di tutto il reparti Games di Microsoft, ma cosa resta veramente di questa conferenza?

La bregna vestita da piratina, ma dove cazzo lo trovi un approfondimento E3 così professionale?

I Pirati! Con Sea of Thieves e i suoi 10 minuti abbondanti di presentazione Microsoft dichiara ufficialmente aperta la stagione dei piratini, seguita a ruota da Ubisoft con Skull and Bones. Il primo ci arriva da RARE in esclusiva Xbox, il secondo multipiattaforma da parte del team che pure si è occupato di Black Flag e ha riportato in questo gioco un po’ di quell’esperienza. Due le considerazioni: prepariamoci ad un’invasione di piratini da parte di altre Software House che vorranno cavalcare l’onda, in secondo luogo… RARE, Porcamadonna! Conker!!!! Dove cazzo è finito?

Ah no, aspetta, magari eravate al lavoro anche su questa bomba in arrivo a fine anno….

 

Va beh, prendiamoci un attimo di pausa da tutte queste news imperdibili e rilassiamoci con la galleria completa di Kato (a.k.a. Kate Lambert) svestita da piratina Steampunk:

 

L’E3 2018 di Sony

No, nessun errore di battitura; Sony ad oggi vanta 60 milioni di console vendute per l’intero globo, contro i 30 Microsoft e i 18 Nintendo (suddivisi fra 14 WiiU e 4 Switch). Sony, commercialmente, regna. Inoltre si è giocata gli ultimi tre anni di E3 non lesinando su nulla e sparando annunci anche fin troppo anticipati. Questo del 2017 è stato uno showcase di transizione, si sono riviste tante cose già mostrate e che non arriveranno quest’anno, il contentino per i possessori di VR giusto per non fargli bruciare troppo l’inculata dell’acquisto (sì, anche il sottoscritto), nessun vero annuncio bagnamutande. Per quanto siano stati mostrati nuovamente grandi titoli in arrivo per il 2018, c’è un progetto più di altri che mi lascia l’entusiasmo del ragazzino latente:

Hahahaha donna seminuda anche per parlare di Spiderman!

Sì bello God of War, interessante Detroit, WOW c’è il remake di Shadow che tutti giù a segarsi poi lo comprano in due stronzi come con The Last Guardian. Ma un cazzo di gioco di Spiderman come si deve, che tanto pare prendere di positivo dai Batman di Rocksteady, quando si era mai visto? Va beh, video gameplay almeno capite di che si parla e io scrivo meno:

Beh, tutto qui questo E3 2017 ?

Certo che no e a conti fatti c’è poco di cui lamentarsi; torna il gioco di fare il lavaggio al cervello agli orchi (Shadow of War, a breve la recensione del primo copiata e incollata da GiocaGiue), torna Age of Empires ed è un tripudio di Wololo, torna Star Wars e dice pure che i DLC sono gratis hahaha credici, torna Far Cry vs Donlad Trump, torna Wolfenstein che pare diventato Duke Nukem per il grado di puttanaggine che trasuda, torna Assassin’s, torna Crackdown ‘murrica introdotto da uno dei più ‘murricani che si conosca:

Insomma, un sacco di roba torna e poca arriva. Poi quella che arriva sa di già visto e così hai Anthem che pare Destiny in ambientazione Horizon con però le parti brutte di Mass Effect. Quindi cazzo salviamo di questo E3 2017, a parte quanto già detto?

South Park Phone Destroyer

Pochi cazzi, South Park vince sempre a mani basse su tutto e tutti.

 

 

 

 

 


 

Nuovi e vecchi videogiochi che assomigliano a Bettie Ballhaus

 

Dello strano legame fra industria videoludica e Bettie Ballhaus ne abbiamo già parlato nell’apprezzatissimo articolo “Videogiochi che assomigliano a Bettie Ballhaus“; in quell’occasione ho portato i raffronti più semplici ed immediati, quelli che non potevano sfuggire nemmeno ad occhio inesperto. Ma questo connubio affonda le radici in qualcosa di più profondo, a tratti incomprensibile; chi ha eletto Bettie Ballhaus massima ispiratrice dei programmatori? In che momento è diventata la musa celata dietro la realizzazione di personaggi o titoli di spicco del settore? Per il momento rimarranno quesiti senza risposta, nella speranza che il mio viaggio d’indagine sull’argomento porti a scoprire qualcosa in più…

 

Bettie Ballhaus vs Braid

Bettie Ballhaus videogiochi-che-assomigliano-a-bettie-ballhaus-braid

 

Robin Williams è morto. Si è parlato e si parlerà di lui in tanti modi, con mille citazioni delle sue opere, del suo percorso, della malattia e del suicidio per evitarla. Anzi, si è già fatto. In pochissime retrospettive, articoli o discussioni ho però visto citata una delle sue opere alla quale sono maggiormente legato, “Al di là dei Sogni”. Non perderò tempo qui a sviscerare le analogie fra Braid e il film appena nominato, è lì solo per dirvi che la pellicola con Williams come protagonista vi ha straziato il cuore, Braid vi ridurrà anche peggio. Alto rappresentante dei titoli “mindfuck”, oltre ad essere un rompicapo ben congegnato e un gioco indie dall’ottima realizzazione, l’opera di Jonathan Blow è anche uno dei videogames maggiormente discussi e forse quello che meglio si presta al paragone fra media ludico e arte. Ma qui a noi quello che ci frega sono le poppe quindi, che la si voglia vedere come sposa o principessa, che si creda di salvarla oppure si arrivi a capire che sta scappando da noi e per tutto il gioco il cattivo è stato il nostro alter ego, che si voglia dar credito a una delle mille interpretazioni diverse legate a Braid, nessuno può negare che Bettie sia l’ispiratrice di tutto questo!

Voto alla posa di Bettie Ballhaus:

Voto Braid: 

 

 

Bettie Ballhaus vs Bully

Bettie Ballhaus videogiochi-che-assomigliano-a-bettie-ballhaus-bully

 

Emma Watson. Proclamata per plebiscito come “la regina dell’internet” (a dire il vero senza il mio consenso, che Emma Stone per me è su di un altro livello) ha fatto tanto durante la sua carriera; grande attrice, ambasciatrice dell’ONU, attivista per i diritti delle donne. Eppure è e rimarrà sempre Hermione. Potrebbe scoprire domani la cura contro il cancro e i giornali titolerebbero “Hermione ha trovato l’incantesimo per curare la malattia del secolo!”

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Cellula Reparo!

Ecco, Rockstar uguale! Disturbante Manhunt, affascinante L.A. Noir, immersivo Red Dead Redemption… ma anche sticazzi e andiamo a giocare a GTA! In un momento di diniego delle sue origini Rockstar decise di prendere una pausa dal crimine organizzato digitale, senza però distaccarsi troppo dal filone originale; nacque così Canis Canem Edit (conosciuto anche come Bully, per non mandare in confusione le menti dei giovani murricani), praticamente GTA ambientato nei college. Gioco bello,situazioni divertenti, background originale e nessun apparente motivo per cui non sia mai stato pubblicato un seguito. Concludendo: Emma come Hermione, Rockstar solo GTA, Bettie Ballhaus miglior scolara di sempre!

Voto alla posa di Bettie Ballhaus:

Voto Braid: 

 

Bettie Ballhaus vs Saints Row: The Third

Bettie Ballhaus videogiochi-che-assomigliano-a-bettie-ballhaus-saints-row

 

Molti di voi non lo sapranno, ma Saints Row: The Third può essere recensito con una sola frase, ed è quella che lo accompagna dal giorno di lancio: “Fucilare Zoccole in un Night Club“. Benché la locuzione sia presa di peso da una missione di gioco viene qui utilizzata per perculare la peggio recensione di sempre su qualsiasi videogioco mai realizzato, con buona pace di Francesco Fossetti che chissà quante Ave Maria deve aver recitato dopo essere stato obbligato a giocare Saints Row per recensirlo con dovizia. Nonostante quanto scritto dal nostro amico ciellino SR3 è e rimane nella classifica dei migliori videogiochi legati alla trascorsa generazione di console; con questo free roaming Volition ha sepolto una volta per tutte le accuse di plagio nei confronti di Rockstar e del suo GTA, portando qualcosa di veramente nuovo e divertente nel panorama dei “videogiochi di fucilare zoccole”.

La follia del gioco base si ritrova anche nei vari DLC lanciati dal produttore per monetizzare; purtroppo i contenuti aggiuntivi di SR non sono mai stati all’altezza del prodotto primario e hanno sempre lasciato al giocatore quella spiacevole sensazione di averlo preso nel culo per aver acquistato DLC fuffa. Uno di questi fu “Gangstas in Spaces”, salvato solo dalla presenza di Bettie Ballhaus come testimonial ufficiale!

Voto alla posa di Bettie Ballhaus:

Voto Saints Row: The Third: 

Voto Gangstas in Spaces:

 

 

 

Bettie Ballhaus vs Soul Calibur

Bettie Ballhaus videogiochi-che-assomigliano-a-bettie-ballhaus-soul-calibur

 

In epoca di sale giochi, riviste cartacee dedicate al mondo dei VG ed espressioni quali “arcade perfect” il genere dei picchiaduro spopolava e spesso poteva dettare il successo di una console; fu Street Fighter 2 per Snes, Mortal Kombat per MD, Virtua Fighter ma ancora di più Dead or Alive per Saturn, Tekken per PSX e Soul Calibur per Dreamcast (anche se Power Stone…). Per dire, SNK con Neo Geo basò tutta la sua fortuna su questo genere di giochi!

I tempi sono decisamente cambiati ma il genere ha saputo adeguarsi e reinventarsi, così abbiamo ancora Street Fighter, che al quinto capitolo riesce ad ottenere una posizione fra i migliori titoli del 2016, Mortal Kombat che ha trovato una sua identità e ha contaminato anche altri universi, permettendo ai programmatori di regalarci Injustice, Killer Instinct che tiene banco su X1, Dead or Alive che fa della fisica delle poppe il suo punto focale e… un vuoto ancora da colmare!

Soul Calibur ha compiuto da poco vent’anni, tutti passati sulla cresta dell’onda, trascorsi senza grossi scivoloni; purtroppo, a 3 anni dal lancio di PS4 e con 50MIO di console vendute (sì, esiste anche quella merda made in Microsoft, ma era per semplificare), si sente la mancanza di un nuovo capitolo della saga “Soul”, che ci permetta di indugiare con la telecamera sotto le gonnelline delle protagoniste! Namco, fai qualcosa! Se ti manca lo stimolo ricorda che esistono centinaia di gallerie fotografiche di Bettie Ballhaus dalle quali attingere!

Voto alla posa di Bettie Ballhaus: 

Voto Soul Calibur (serie) : da  a  

(assegnate voi a piacere, la serie spacca comunque)

 

 

Queens Blade Queens Gate Ivy Illustration Art book

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Cubivore, la vera Killer Application Gamecube

Cubivore, degno rappresentante dei Giochi di cubi! Scusate l’entusiasmo, a fine articolo verrà spiegato il motivo… Con questo indimenticabile (per me e quella manciata che l’hanno giocato) videogioco andiamo ad inaugurare la rubrica “effetto seppia” che tanto mi è cara e che mi aiuterà a portare articoli originali su Containerd, in mezzo a mille news che parlano di donnine. Decisamente più semplice parlarvi del passato ludico che iniziare a giocare oggi un titolo nuovo e recensirlo come si deve.

Come la nuova categoria fa intuire si parlerà di giochi vecchi, a loro modo significativi, che dovrebbero aver lasciato un segno e forse l’hanno fatto, senza che nessuno se ne accorgesse. Niente di meglio che iniziare con un titolo di nicchia pubblicato in esclusiva per una console di nicchia e mai giunto in Europa se non per i canali import…

CUBIVORE

 

Prima un po’ di storia: Animal Leader fece la sua comparsa per la prima volta per Nintendo 64 e, negli intenti, avrebbe dovuto accompagnare il lancio del 64DD. Il gioco sembrò folle anche ai publisher giapponesi (per dire…) che dirottarono la produzione su Gamecube, pensando di riuscire a suscitare più attenzione grazie alla nuova console Nintendo e alle sue forme sinuose. Questa piccola perla sarebbe dovuta rimanere segregata fra i confini giapponesi e solo grazie ad Atlus fu tradotto in un idioma comprensibile ed esportato in america.

Ma cosa c’era di tanto scabroso in Cubivore: Survival of the Fittest da riuscire a scoraggiare i suoi finanziatori giapponesi? In fondo il titolo faceva del concetto evolutivo il suo punto di forza e carneficine, orge, possessioni e sevizie non sono che un processo naturale dell’evoluzione (nonché argomenti di discussione comuni in giappone, tipo i tentacoli).

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Questa cosa arriva diretta dal libretto di istruzioni di Cubivore, se già non fosse chiara la natura psicotica del gioco.

Regole di gioco fatte semplici; si parte come una testa di maiale, si ammazzano altre bestie e se ne sbranano gli arti, si acquisiscono nuove abilità. Dopo lo sterminio si termina il livello nel tunnel dell’amore dove attendono tante belle maiale cubiche; più si è sterminato e più si tromba, garantendo la sopravvivenza della specie. Scopo del gioco evolvere nella forma animale superiore e spaccare il culo all’ISIS tentando di farsi eleggere come nuovo presidente americano, tanto le carte in regola le avete tutte (testa di maiale e innato desiderio di sevizia).

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Satira politica 2016!!! Trend topic XD

Semplice, violento, shockante, fruttato, cubico, naturalista. Oltre a tutto questo, precursore dei tempi. Rare con Viva Pinata non aveva inventato nulla, giusto per citare qualcuno. La grafica spartana e stilizzata permise di sdoganare tutti questi concetti in un titolo esclusivo Nintendo, probabilmente la produzione più cruda e vera della casa che ha sempre tirato a campare a funghetti come i peggio Coffee-Shop di Amsterdam!

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Funghetti, stelline e fiori; nell’immaginario collettivo Nintendo manca giusto una foglia verde a 5 punte!

Animal Leader è un gioco violento, come pochi se ne sono visti, uno di quei titoli che permette di sfogare il proprio istinto animale permettendovi successivamente di recarvi al lavoro sereni e con un istinto omicida un po’ meno marcato. Una cosa tipo Manhunt, ma di più. Feroce come solo la natura sa essere.

Compra Animal Leader subito!!!

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CUBIVORE E L’ENTUSIASMO PER I GIOCHI DI CUBI

Sempre per GiocaGiuè pubblicai tempo fa il primo articolo relativo ai “Giochi di Cubi”; visto che la categoria è sempre più in voga (e visto che il blog di Copons è morto e Containerd necessita linfa) lo ripropongo qui, che male non fa.

Catherine – Di bionde, pecorine e sogni bagnati

Curiosity è terminato. Il gioco ha permesso a migliaia di utenti annoiati di distrarsi un attimo dal porno online e usare le mani per spaccare cubi virtuali piuttosto che ammazzarsi di seghe.
Poi è arrivato uno stronzetto che ci ha giocato un’ora e ha vinto. Ma frega cazzi, ne parlo solo per pubblicare su Gioca Giuè una foto del nostro mito incontrastato:

Una delle tante fantasie di Molyneux, come quando voleva fare quel gioco per i preti con il bambino accondiscendente (Milo, se ricordo bene)…

Una delle tante fantasie di Molyneux, come quando voleva fare quel gioco per i preti con il bambino accondiscendente (Milo, se ricordo bene)…

E perché? Intanto per l’indicizzazione di Google, che tira più un Molyneux che un carro di buoi, poi perché la sua ultima opera era di fatto un gioco di cubi nei cubi in cui dovevi rompere cubi per arrivare al centro del cubo, con buona pace per Notch che ancora sta cercando di denunciarlo per plagio.

Risulta subito evidente dai titoli citati come i giochi di cubi vadano per la maggiore nell’ultimo periodo, tanto che Gamestop ci ha fatto una sezione apposita:

Il tipico utente medio Gamestop, confuso dalla troppa offerta di giochi di cubi

Il tipico utente medio Gamestop, confuso dalla troppa offerta di giochi di cubi

Come orientarsi quindi in questo caotico mercato del cubo? Iniziando dal miglior esponente del genere, ovvero Catherine.

Catherine è un puzzle game di cubi, ma non te ne accorgi perché sei distratto dalle mutande del tuo alter ego digitale e dalle poppe della protagonista; purtroppo tutta questa distrazione fatta di ammiccamenti sessuali e responsabilità da trentenni ti fa arrivare impreparato al gioco vero e proprio, così ti ritrovi a dover risolvere puzzle che DIO CANE DIO CANE DIO CANE!!! e qui il problema più grosso del titolo, capace che lo molli subito perché va bene i puzzle, ma solo quelli da 3 a 6 anni.

Il titolo è però in complesso pregevole, complice appunto la trama matura che fa da contorno al gioco, quindi sì bestemmi per passare un livello che in complesso dura 5 minuti, ma ti rilassi con delle buone mezz’ore di filmati e divagazioni in un pub virtuale in compagnia di amici virtuali e gnocca virtuale, insomma tutta quella interazione sociale che ti manca nella vita vera.

Ci troviamo quindi di fronte a quella sorpresa che non ti aspetti e che non ha eguali in questa generazione, indirizzata ad un pubblico maturo, come pochi altri videogiochi in questa generazione; poi è così particolare che sei abbastanza elastico mentalmente e ti piace, oppure sei un povero stronzo e ti fa schifo.

De gustibus non mutandum est.

Catherine-Vincent-mutanda

 

Dice che non è un articolo di Containerd senza zizze di fuori, quindi COSPLAY!!!!

 

 

 

 

 


 

Da bambino, Bim Bum Bam

Da bambino, Bim Bum Bam

Da bambino, Bim Bum Bam

Eccoli, più o meno come me li ricordavo. Certo, oggi tutti a dire “Bonolis stocazzo”, ma quello che non si scorda sono i primi movimenti inguinali che ti suscitava Manuela Blanchard…

Ci sono eventi che forgiano il tuo carattere, contribuiscono a delineare la tua personalità, dettano le linee guida del tuo futuro. Alle volte sono situazioni soggettive, esperienze vissute solo da te che ti rendono quello che sei (un povero stronzo, spesso e volentieri, ma magari no. Certo, diversamente saresti da un’altra parte a leggere qualcosa di più strutturato, ma chi sono io per sindacare?). Altre volte sono elementi della cultura POPolare che fino a ieri credevi di aver vissuto solo tu, poi arriva il 2010 e il proliferare di immagini con sotto scritto “se anche tu ti ricordi ilcazzobuffo… hai avuto una bella infanzia” e ti rendi conto di non essere solo (e neanche troppo speciale, a dirla tutta).

 

Dite un po’ quello che vi pare, a me faceva sanguissimo!

Oggi la nostalgia regna sovrana, alimentata dal vuoto pneumatico dei media classici e dall’irrefrenabile corsa alla news che si vive navigando la rete. È quindi facile imbattersi in articoli capaci di dipingere Bim Bum Bam come la miglior produzione Fininvest di sempre. E chi come me era ragazzino a quei tempi casca facilmente nel malinconico turbinio di sentimenti che suscita il ricordo di interminabili pomeriggi passati fra stacchetti comici, anime censurati e tradotti a cazzo e pubblicità…

Vafanculo-Guardians-of-the-Galaxy-GIF

Eh no, miei cari retrorompicoglioni, vaffanculo!

La verità, purtroppo, è completamente diversa e Bim Bum Bam ci ha rovinato la vita, influenzando negativamente tutte le nostre esperienze. Ce ne rendiamo conto oggi, troppo tardi e soprattutto quando non possiamo più fare a meno del malessere di cui ci ha caricati, tanto da riuscire inconsciamente e nostro malgrado ad influenzare un intero settore merceologico…

Ora mi pare di sentire alcuni dire “eccolo è arrivato a spalar merda su un cult dei nostri anni, per ottenere qualche click facile!” e io rispondo, pragmaticamente: “AhahahahaHAHahhAhaHAhaAHAhaha!!!1!1 Su ‘sto blog ci son più tette che in 5 anni di Colpo Grosso, se voglio click facili posto la bregna!”

Elena-Arshavina-Seiken-Tsukai

Che se era per la Bregna stavo già vivendo di rendita grazie al blog, altro che!

Vado a spiegare: Bim Bum Bam è stato il male perché è stato il nostro primo spacciatore di hype, in un periodo della nostra vita in cui non avevamo gli strumenti per gestirlo (certo, nemmanco sapevamo che minchia fosse l’hype, non era stato inventato… ma questa è storia moderna di inglesismi e grande villaggio globale digitale). La grande macchina dell’intrattenimento giovanile affondava le sue colonne portanti in granitiche fondamenta, conquistando la fiducia a suon di pupazzi rosa, facendoti sentire in famiglia proponendo improbabili conduttori che potevano essere i tuoi parenti poco svegli… tutto condito da cartoni animati impressionanti e siglette accattivanti cantate da una maggiorata in grado di farti riprovare sensazioni di affetto materno.

In mezzo a tutto questo ben di dio, la pubblicità. Mirata, studiata a tavolino, ben posizionata, tanto da comparire come parte integrante del contenitore pomeridiano. E tu la guardavi sempre, tutta, ogni volta la stessa. La imparavi a memoria. Sognavi… bramavi.

 

Da bambino, Bim Bum Bam – Il Thyphoon

Ed eccoti, in men che non si dica, preda dell’hype. Vuoi qualcosa di cui hai solo sentito parlare, che hai visto solo in pubblicità girate per fartelo piacere, quando è fin troppo evidente che stai per prendere una cocente delusione. In quel periodo l’hype stava a 9000 anche per l’impossibilità materiale di ottenere qualcosa immediatamente, quindi ti caricavi di aspettative verso un oggetto del desiderio che chissà, forse un giorno qualcuno ti avrebbe regalato. Ecco, il Thyphoon…

Capito, sì? Non ho mai avuto in vita mia una macchina telecomandata, passavo il tempo libero con Commodore 64, NES e i pupazzoni dei Masters eppure sono andato in fissa per un cazzo di hovercraft in miniatura! una roba che non si vedeva neanche in A-Team o Riptide! Poi il Thyphoon è arrivato e con lui tutta la delusione di un ragazzino ormai succube dell’hype… perché sì era bello avere un pezzo di alta tecnologia per le mani, quanti giorni trascorsi a fantasticare avventure a filo dell’acqua! Poi ti rendi conto che per farlo funzionare come primo passo ti servono una ventina di batterie stilo AA… ma che cazzo! A quell’epoca chi le aveva mai viste tutte insieme, così tante batterie? Chiederle ai tuoi sarebbe da coglioni, che già ti hanno detto che fino ai 18 anni non avresti più visto un regalo, da quanto era costato ‘sto aggeggio gonfiabile. Quindi non rimaneva che vendere la bambina vicina di casa al mercato nero degli organi e tornare a casa con le batterie agognate… per poi scoprire che sarebbero durate giusto per 5 minuti di gioco, prima di scaricarsi completamente. 20 batterie. 5 minuti.

Questo ha fatto Bim Bum Bam; ci ha fatto desiderare per tutta l’infanzia esperienze uniche che, la maggior parte delle volte, si sarebbero rivelate piacevoli come collaudare un vibratore alimentato da 20 batterie stilo AA (e lì altro che durata di 5 minuti). Ci ha lasciato il desiderio, togliendoci la soddisfazione di vederlo realizzato…

Electronic Entertainment Expo 2015

Con il Tokyo Game Show 2016 ormai alle spalle si chiude l’anno di hype videoludico e ci si appresta ad accogliere sul mercato circa un decimo di tutto il materiale visto, annunciato, chiacchierato, ipotizzato nel 2016. Pronti per farci deludere dai nostri acquisti di Natale. Fino a qui, tutto bene, ma siamo sicuri di non esserci persi qualcosa?

 

Dreams

Gli sviluppatori di Media Molecule sono per me l’hype fatto essere umano, un po’ come le cosplayer sono fantasie in carne ed ossa. Ho sempre amato alla follia il loro lavoro, se seguito dalla distanza, per poi disdegnarlo una volta fatto mio. Little Big Planet? Concetto affascinante, realizzazione magistrale, caratterizzazione curata nei dettagli. Gioco inesistente, dispersivo, scialbo; passata l’enfasi della novità (pochi minuti, giusto il tempo di testare qualche livello dei più gettonati creati dagli utenti) si percepisce l’assenza del gioco vero e proprio. Certo, avrebbe dovuto garantire ore di divertimento grazie all’editor, per me inutilmente complicato e incapace di stimolare la creatività (e ho passato settimane a creare mappe multiplayer per Far Cry,per dire…). Con queste basi di sicuro non mi dovrei aspettare nulla di più da Dreams, eppure guardo questo trailer dimentico il brutto e mi immagino un gioco dal potenziale infinito. Forza dell’hype…

Shenmue 3

Puoi ignorarlo, puoi averne sentito parlare, puoi conoscerlo o puoi venerarlo. Quello che non puoi fare, che nessuno può fare in ambito videoludico, è negare che Shenmue sia uno dei videogiochi più importanti mai realizzati. Per le novità che propose ai giocatori, per la storia, per la follia del suo ideatore. Chi l’ha giocato oggi afferma di non aver mai più provato emozioni digitali così forti, cosa che condivido. Per 14 anni abbiamo atteso il seguito, un capitolo che potesse finalmente portare a compimento il percorso di Ryo Hazuki. Durante una delle conferenze E3 2015 l’annuncio di un progetto Kickstarter per far approdare Shenmue 3 nelle nostre case fece gridare al miracolo, da allora più nulla (piccoli update senza importanza per la precisione). La vera domanda è, potrà mai un gioco così tanto atteso non deludere le aspettative?

Final Fantasy 7 Remake

Con questo potremmo anche concludere, avendo raggiunto l’apice della follia che si cela dietro l’attesa bramante. Un altro titolo atteso da anni, un altro pezzo da novanta annunciato nel 2015 che ha generato e genera hype tutt’oggi. Ma per cosa? Siamo stati già in attesa di Final Fantasy 7, io ho iniziato ad aspettarlo quando non era che una tech demo basata su FF6 e si vociferava di un’uscita per Ultra 64:

Devo trovarmi oggi nella stessa situazione, per un gioco che già conosco, che già ho giocato? Come sa da piccolo avessero annunciato un Thyphoon con più ventole, più cuscinetti e meno batterie… cazzo se l’avrei comprato!
Più di un anno fa abbiamo vissuto uno degli E3 più spettacolari di sempre, ci siamo emozionati, abbiamo pianto, abbiamo esultato e abbiamo iniziato ad aspettare… e continuiamo ad aspettare. Aspettiamo Sony VR e qualche buona killer application per iniziare a parlare anche noi della realtà virtuale non più solo come simulazione, ma come un mondo completamente nuovo, aspettiamo il remake di Skyrim, aspettiamo Zelda, la nuova console Nintendo, i nuovi spin-off hardware di Sony e Microsoft… e ci siamo dimenticati che cosa generava hype in noi un anno fa, senza nemmeno rimanere delusi per la realizzazione di alcuni di questi titoli che forse nemmeno giocheremo mai, sempre in attesa di qualcosa di nuovo. Tutta colpa di Bim Bum Bam.

 

 

 

 

 


 

GamesArena Lugano, voce al titolare

Continua il supporto ai ragazzi di Gamesarena, dopo il primo articolo dedicato al caso Fondazione Molo vs GamesArena; come abbiamo visto tante parole sono state spese a riguardo, su testate non solo Ticinesi. In alcuni casi si è potuto assistere ad un’evidente omissione d’informazioni da parte di giornalisti che hanno dato voce esclusivamente a curia e Fondazione Maghetti. Di seguito la voce del titolare del negozio:

Quella che seguirà sarà una spiegazione ed un chiarimento su tutto il polverone che si è sollevato negli ultimi giorni sui giornali riguardo la faccenda della chiusura del nostro negozio, e vorremmo chiarire ciò che è stato detto da noi e non solo da noi. La parola va al per sempre capo di Gamesarena:

Ciao ragazzi, sono Max, sono qui a cercare di riassumervi la vicenda un po‘ più nel dettaglio, ma anche il più brevemente possibile per non annoiarvi.
Inizio subito dicendovi che sono rimasto molto infastidito leggendo gli articoli sui giornali, in quanto sono stati omessi molti dettagli sulla questione. Dettagli che telefonicamente avevo elencato ai giornalisti, dato soprattutto il precedente storico che ci ha portati proprio a questa assurda situazione. Tutto questo è stato omesso nell’articolo finale. Avevo chiesto inoltre che venisse messa sotto i riflettori la questione morale che ci ha portati allo sfratto, come da lettera della stessa Amministrazione, e dopo, per mia stessa ammissione, la questione degli affitti. La quesitone morale era avvalorata anche dalle diverse pagine scritto sullo stesso quotidiano giorni prima riguardo allo scandalo Vatileaks, ma che per il mio caso sembrava essere invece diventato un tabù. Io, al contrario, desideravo proprio puntualizzare gli interessi economici e morali di un ente che si basa sulla spiritualità.
Voglio inoltre precisare che non ci aspettavamo certo un feedback di tale portata! Si è parlato di noi oltre che sui quotidiani e siti locali, anche oltre confine, su Multiplayer.it e sul Fatto Quotidiano. E visto il gran polverone che si è sollevato è giusto precisare il più possibile, soprattutto vista la moltitudine di commenti che si sono riversati in ogni dove.

Rispondo quindi ora punto per punto a quanto scritto sui giornali.

<<Come Fondazione abbiamo chiesto allora di valutare l’ipotesi di non vendere il videogioco violento. Ipotesi scartata dal negozio.>>
Ecco come è viene stravolta la realtà. In verità mi era stato dato un ultimatum, che era quello di togliere immediatamente TUTTI i videogiochi dove si spara. Voi come vi sareste comportati? Io ho scartato totalmente l’idea.
Preciso inoltre che il nostro caro ex-fornitore Opengames ci aveva appena fatto una sorpresa poco dopo l’uscita di GTA V, e cioè aveva piazzato un suo punto vendita a poco più di 100 mt dal nostro negozio.

<<A quel punto abbiamo deciso di comune accordo la disdetta del contratto>>
Non è un comune accordo quando la scelta è tra andarsene subito oppure andarsene dopo un anno. Altrimenti sarebbe un comune accordo anche tra rapinatore e vittima: tu mi dai i soldi e io non ti uccido, ed il rapinatore si salva perchè la vittima era d’accordo.
Con questo vorrebbero farvi credere che un negozio indipendente che in molti casi raggiunge le mille copie di un prodotto venduto prima o dopo il day one, decide di comune accordo di chiudere poco prima di Natale?

<< Mi ha chiesto un anno di proroga per trovare altri spazi in centro a Lugano >>
Quasi, in realtà ho letteralmente chiesto all’amministrazione di darci ancora un po di vita.
L`apertura improvvisa di Opengames a Lugano ci aveva un po‘ frastornati e il quartiere ora insisteva nel voler farci uscire già a Settembre del 2014. Ormai sottomesso dalla situazione, chiesi gentilmente di prestarci aiuto nella ricerca di un altro locale visto che fino a quel punto eravamo in buoni rapporti.
“Certo”, rispose lui.

<<Abbiamo concesso la proroga>>
In realtà dietro a questo c`è un “mi si chiese di non dire la verità”, e cioè che se qualcuno me lo avesse domandato, non avrei dovuto dire che ci mandavano via loro per i motivi che sapete. Di non ammettere che fosse una specie di sfratto tacito, e di non far parola con giornali o quant’altro. Ma anzi di dire che era una nostra scelta e il motivo era quello di cercare un locale piu’ ampio. Cosa che negli ultimi tempi ho sempre detto e fatto.
E comunque, avete mai provato a cercare un locale commerciale a Lugano che sia minimamente avvicinabile sia come prezzi che come posizione? I migliori sono già presi e quelli anche solo abbordabili sono in mano a ditte arrivate da fuori confine. Oppure Caruso è in qualche modo amministratore di altre proprietà e quindi abbiamo dovuto rinunciare lo stesso.

<<Poi mi ha chiesto altro tempo>>
Corretto. Mandai anche la richiesta di un pagamento rateale verso Giugno/Luglio che è stata rimbalzata, mentre a partire dalla fine di aprile 2015 era lui a cercarmi mentre io ero completamente distrutto dall’andamento del negozio. Spensi il telefono e mi feci un po’ curare. Non avevo voglia di sentirmi sempre il suo forcone piantato sulla schiena. Di compromessi non se ne parlava come ho detto, quindi voleva solo ripetere la prestazione telefonica di qualche mese prima, che leggerete piu’ avanti.

Insomma noi quest’anno abbiamo passato una primavera ed un’estate veramente drammatica.

Non abbiamo fatto in tempo a cambiare posizione ragazzi, mi spiace. Non siamo riusciti a trovare un locale adatto nel periodo di sfratto e chi ci conosce sa quanto e come ci siamo guardati in giro. Eravamo alle strette, ed il tempo passava.

A quel punto chiesi ancora di darci un po’ di tempo in piu, almeno fino a questo Natale. Due o tre mesi al massimo, approfittando così del periodo più redditizio, in modo da poter risanare la pendenza o quantomeno di provare ad appianare il debito il piu’ possibile.
Preciso inoltre una cosa importante: Il debito non è di 20’000, dato che la Fondazione Maghetti 11 anni fa, al momento di stipulare il contratto, volle una caparra di oltre 17’000 franchi.
Inoltre una realtà non citata da nessuno e che mi ha infastidito è la mancata notizia del pignoramento. L’amministrazione Maghetti, che ricordo è gestita dalla chiesa, ha effettuato questa estate un pignoramento al Gamesarena di merce per un valore totale di 60’000 fr. e stimabili intorno ai 20‘000 fr. dal pignoratore ufficiale.
Quindi tutto quello che sta succedendo non è gratis, non ce ne siamo mai infischiati e lo abbiamo sempre dimostrato, anzi, nonostante questo abbiamo combattuto per noi e per rimediare a tutto.

<<e siamo arrivati alla conclusione con una disdetta per il 30 settembre. Ma a marzo ha deciso di non pagare più l’affitto >>
Riassumo in breve l’evento, perchè importante.
Mi chiama l’amministrazione a Febbraio/Marzo visibilmente imbestialita perchè osavo ritardare di qualche giorno il pagamento della pigione, nonostante 11 anni di puntualità piu che Svizzera dettata soprattutto dall’ordine permanente da sempre programmato presso la banca.
Dissi subito che mi scusavo molto, che le cose per noi non andavano bene, eravamo in difficoltà anche a causa del nostro ex-fornitore che aveva deciso di imporsi su di noi a causa del mio rifiuto di diventare parte della loro catena. L’insegna Opengames che mi hanno obbligato ad acquistare sta in negozio, in molti l’hanno vista e ne è la prova.
La risposta dell’amministratore fu che a lui non interessava questo, e per farmi capire che voleva i soldi subito mi citò le regole del contratto. Ascoltai e mi scusai di nuovo per il ritardo.
Poi chiesi se i soldi erano infine arrivati tutti e la risposta fu: “Si, ma non c’entra.”
Dopodichè iniziò un lungo monologo su come loro mi avessero dato tanto e di come li stessi malamente ripagando. Uscirono fuori argomenti quali: la pulizia delle cantine, i ragazzi che giocano ai videogiochi immorali, le chiavi del bagno, tavoli non allineati fuori dalla cantina, mancava la carta igenica, e cose di questo tipo. A sentirlo sembrava che avessimo compromesso l’intero quartiere.
Diedi le mie risposte ancora con educazione. Allorchè mi disse che aveva fatto male a telefonarmi, che avrebbe dovuto subito procedere legalmente ed aggiunse che non vedeva l’ora che arrivasse la scadenza della proroga. “Meno male che a settembre te ne vai”, mi disse.

Dopo questa uscita poco elegante potete immaginare la reazione mia o di qualunque essere umano nella mia stessa situazione.
Non solo ci si sente schiacciati dal peso della situazione, ma si sente anche il bisogno di rinfacciare i molteplici problemi che si sono dovuti fronteggiare sotto l’indifferenza dell’amministrazione. Qualche esempio? Al momento dell’apertura del negozio nel 2004 mancava l’aria condizionata, pagata da me. Targhetta sulla bucalettere: 70.- fr. per montaggio e messa in opera. Cantine umide, pagate 100.- fr, pareti fradice e scrostate ovunque, vetrine arrugginite, quadri elettrici del dopoguerra rifatti da me, i pavimenti vetusti con crepe e buchi. Una parte del negozio inoltre era stata rimossa per lasciare spazio ai servizi igienici di tutti i commerci delle vicinanze. Senza dimenticare l’impossibilità di affiggere un’insegna esterna visibile perchè, a loro dire, deturpa l’aspetto dello stabile.
Io ho avuto la responsabilità di 5 persone per undici anni. Come ogni datore di lavoro sono preoccupato per il mio futuro e per quello delle persone che lavorano per me. La situazione era dura e a quel punto, alla luce di uno sfratto comunque certo, ho utilizzato il denaro rimanente per dare una paga ai ragazzi, giusto il minimo per sopravvivere, ed il resto per accontentare ancora i clienti, ma non è stato sufficiente. Avvisai persino l’amministrazione per correttezza. Io stesso mi sono auto licenziato da gennaio nel tentativo di alleggerire il carico di spese del Games. Nel contempo ho dato fondo ad ogni mia risorsa raccolta negli anni per mantenere stabile e vitale la creatura GamesArena. Ma nonostante tutto l’impegno, le fiere, i tornei, e la miriade di cose che facevamo, siamo arrivati ad oggi e a questo arrivederci.

La decisione di sfratto era già stata presa, affitto pagato o meno ce ne saremmo dovuti andare.

Potrei sicuramente dilungarmi ancora con opinioni e altre cose, dettagli, ma più che altro volevo far sentire la mia voce, poichè unico responsabile di ogni cosa.

Volevo assicuravi, amici e meno amici, che sto bene. Ho smesso di preoccuparmi per tante cose.
Alla fine il Games Arena mi ha dato tanta esperienza, amicizia e buone cose che nessuno potrà portarmi via dal cuore.

– Max

dalla pagina ufficiale Facebook di GamesArena Lugano

Ora, so che è un periodo impegnativo per tutti noi, ma credo si possa fare una pausa da Fallout 4 (titolo V.M. 18 che il negozio di videogiochi di cui sopra non avrebbe potuto vendere, stando a quanto richiesto dalla proprietà che gli affittava gli spazi) per visitare i social di GamesArena e dare supporto.

Ben-Newman-Fallout-Girl

 

 

 

 

 


 

Lugano, dove i negozi chiudono per il troppo successo

Lugano GamesArena Maghetti – Lugano GamesArena Maghetti – Lugano GamesArena Maghetti – Lugano GamesArena Maghetti – Lugano GamesArena Maghetti

Probabilmente non un articolo che ci si potrebbe aspettare di leggere sulle pagine di Containerd, questo; dato che la news in questione mi tocca per più motivi ho deciso di dimostrare la mia solidarietà con questo piccolo strumento che ho a disposizione. Ma proviamo ad andare con ordine.

Venerdì 6 novembre 2015, lurkando il mio Facebook in cerca di cosplayer zozzette da pubblicare sul blog, mi imbatto in quanto segue:

Ragazzi, brutte notizie! Gesù bambino non esiste!

Come molti di voi avranno notato, nella giornata di ieri il GamesArena è rimasto chiuso, e purtroppo lo sarà anche oggi, domani e sempre…

Il motivo è semplice, ma al tempo stesso anche piuttosto complesso e che a noi ha causato anni di sacrifici e sforzi.

Nel 2013 l’uscita di GTA V ha suscitato molto scalpore in tutto il mondo, e quindi anche nella piccola Lugano. Noi stessi come negozio non ci aspettavamo di avere così tanti riflettori puntati addosso. In pochi giorni abbiamo venduto quasi 1000 copie di GTA (uno dei nostri migliori record!), e non solo la foto della coda fuori dal negozio è finita in prima pagina sul 20 Minuti, ma ha parlato di noi anche il TG nazionale delle 20:00, la radio e diversi siti web che trattano di attualità ed informazione. Nonostante fosse sicuramente una pubblicità molto positiva per un negozio indipendente e mantenuto da pochi ragazzi l’amministrazione dello stabile del Quartiere Maghetti non è stata dello stesso avviso. Siamo stati richiamati in quanto questa apparente ed effimera notorietà riguardo ad un videogioco violento ha recato danno all’immagine di una proprietà della chiesa e non solo, la notizia è salita addirittura ai vertici della diocesi di Lugano!

Chi di dovere ha quindi preso atto dell’accaduto ed ha optato per una pacata, ma decisa risposta che fosse in linea con la dottrina della fede cristiana, qualcosa che fosse il più fedele possibile ai più antichi principi della carità e della comprensione cristiana, da sempre devota al perdono ed all’assoluzione dei peccati, ovvero per lo SFRATTO!

La cosa ci ha ovviamente lasciati esterrefatti e ci ha colti alla sprovvista, ma noi essendo gente per nulla arrendevole abbiamo da subito cercato di optare per la mediazione con la volontà di trovare una soluzione alternativa. Sfortunatamente, sempre in perfetta linea con le usanze cristiane, non abbiamo fatto altro che sbattere il naso contro il muro dell’indifferenza e della non volontà di trovare accordi. A questo va aggiunta anche la grandissima difficoltà di trovare nel luganese dei locali commerciali con affitti che potessero anche solo lontanamente definirsi civili!

Questi ultimi due anni sono stati molto lunghi e molto estenuanti, che ci hanno davvero sfiniti fisicamente e mentalmente. Due anni di battaglie e di innumerevoli tentativi di trovare una soluzione che non lasciasse a piedi dei ragazzi che lavorano da tanti anni indipendentemente, e che ha visto come ultimo e disperato tentativo una lettera indirizzata poco tempo fa al nuovo Vescovo, che però ha avuto anch’essa una risposta negativa.

Oggi di fronte all’ultimo termine e davanti al quale non ci sarebbero state soluzioni legali possibili, abbiamo preso la più difficile decisione da 11 anni a questa parte.

Ci siamo battuti sempre, credeteci, non abbiamo mollato per un solo secondo!

Perchè noi da sempre, e per una scelta nostra, non facciamo capo a nessuno se non a noi stessi, e abbiamo sempre tenuto moltissimo a GamesArena e a tutti voi. Come molti sapranno abbiamo sempre rifiutato di affiliarci con altre catene, per poter conservare tutte le nostre libertà e le possibilità di accontentare ognuno di voi personalmente senza che venisse trattato come un semplice cliente da supermarket, ma come un cliente speciale! Ci siamo impegnati per organizzare al meglio ogni singola postazione di gioco ed ogni torneo perchè voi poteste solo divertirvi, in maniera completamente innocua. Questo perchè senza di voi non avremmo avuto di che vivere!

Inoltre ci tenevamo particolarmente a ringraziare tutti coloro che ci hanno sempre supportato ed appoggiato, prima e durante tutta questa situazione incresciosa.

Ci scusiamo invece per tutte le prenotazioni e tutti coloro che in questi giorni sono rimasti in bilico e stavano aspettando nostre risposte, purtroppo anche noi come voi siamo stati presi parecchio in contropiede dai termini ultimi che ci hanno portato a questa via.

Tuttavia manterremo attiva la nostra pagina Facebook per news e vendite online.

Siamo quindi arrivati alla parola FINE.
FINE di questa spiegazone, fine dei negozi come il nostro che hanno avuto l’ardire di opporsi alle regole date da istituzioni e catene.
Vi salutiamo ringraziando tutte quelle persone che sono state con noi fino a questo istante.

Arrivederci al prossimo incontro.

 

La notizia arriva come un headshot che ti colpisce a tradimento quando stai per compiere il migliore atto di una partita multiplayer, come un calo di tensione che ti spegne la console proprio mentre stai per finire una missione che hai riprovato centinaia di volte, come il pad che ti si scarica mentre stavi per battere il tuo miglior amico a “inserirenomedipicchiaduroinvoga”. Insomma, una di quelle cose che ti fanno girare i coglioni così forte che potrebbero essere scambiati per Crash Bandicoot, se visti da lontano. Una di quelle cose che ti fa venir voglia di uscire per strada, rubare macchine ed investire gente, magari facendo la retromarcia per non sbagliare. Certo, poi non lo fai, perché in fondo sei solo un videogiocatore, mica uno psicopatico; capace magari che ti giochi GTA V e ti guardi la serie di film “Guinea Pig”, ma la domenica a messa ci vai comunque e le due cose riescono a coesistere.

Lugano GamesArena Maghetti

GamesArena Lugano, fino a ieri situato in Corso Pestalozzi 10, proprio in questi giorni viene smantellato dai proprietari; le motivazioni sono abbastanza chiare, anche se totalmente incomprensibili. Un negozio indipendente, che dava da lavorare ad un piccolo gruppo di ragazzi e che era da anni inserito nel tessuto commerciale Luganese, sfrattato per un “eccesso di successo”. Tutto, sulla carta, per aver venduto GTA V senza remore (come, in quei giorni, ha fatto qualsiasi negoziante di zona); per le dimensioni del Canton Ticino una notizia che ha dell’incredibile e che sta generando un eco mediatico forse più grande di quanto visto proprio in occasione del successo di vendite di Gran Theft Auto:

The Joypad sulla chiusura di GamesArena / Corriere del Ticino, sempre sull’argomento / Ticinonline e l’imperdibile risposta della Fondazione Maghetti

Undici anni di attività. Con un po’ di impegno potrei dedurre che si parla del periodo fra il 2004 e il 2015. Anni fantastici per noi videogiocatori, quelli:

Releases 2004: Grand Theft Auto: San Andreas – Releases 2005: God of War – Releases 2008: Grand Theft Auto IV, Manhunt 2 – Releases 2009: Grand Theft Auto: Episodes from Liberty City – Releases 2011: Mortal Kombat 9, Payday: The Heist – Releases 2012: Far Cry 3

(prima che mi rompiate le palle, la lista è solo che indicativa)

Di seguito la risposta della Fondazione Maghetti, interpellata dai giornali online di cui sopra per dar seguito ad uno sfogo FaceBook del proprietario di GamesArena (che, per contro, non è stato contattato dalle stesse testate):

[…]La Fondazione Maghetti, che da sempre è attiva nell’ambito dell’educazione giovanile, ha chiesto come intendesse gestire la vendita del gioco visto che il negozio è frequentato anche da minorenni. Il signor Fani mi ha risposto che se i giovani acquistano il videogioco pericoloso non è una questione di sua competenza, bensì dei genitori. Come Fondazione abbiamo chiesto allora di valutare l’ipotesi di non vendere il videogioco violento. Ipotesi scartata dal negozio. A quel punto abbiamo deciso di comune accordo la disdetta del contratto. Mi ha chiesto un anno di proroga per trovare altri spazi in centro a Lugano. Abbiamo concesso la proroga. Poi mi ha chiesto altro tempo, e siamo arrivato alla conclusione con una disdetta per il 30 settembre. Ma a marzo ha deciso di non pagare più l’affitto. Mi stupisce ora questo voltafaccia e mi dispiace che voglia far clamore su qualcosa di non vero”.

 

Una procedura di sfratto avviata due anni fa, quindi non relativa al pagamento mancato degli ultimi 6 mesi di affitto. Inoltrata per la vendita di un “titolo sconveniente”, come ne sono usciti a vagonate negli ultimi anni, senza però creare tanto clamore o sdegno da parte della Fondazione. Un proprietario che si intromette negli affari del proprio affittuario fino a rovinargli completamente la piazza.

Per ora non vorrei aggiungere altro, la vicenda si evolverà e ci sarà modo di parlarne ulteriormente; l’unica cosa che vi posso suggerire è di supportare i ragazzi in questo periodo di transizione, direttamente dalle loro pagine:

http://www.gamesarena.ch/  –  https://www.facebook.com/GamesArena.Lugano

Se invece volete farvi una vostra opinione sulla gestione della Fondazione dei vari affittuari, indipendentemente da quale che sia l’attività svolta, vi invito a farvi un giro per il Quartiere Maghetti e fare due chiacchiere con i vari negozianti; sono sicuro che ognuno avrà qualche aneddoto divertente da raccontare in merito…